Frignanesimo

Di patatine sacrileghe, bigotti indignati e texani che non ridono di Bobby Solo

DISCLAIMER: Il seguente pezzo è un travaso di bile che forse riuscirò a far passare per principio satirico. Se vi sentite presi in causa probabilmente lo siete; se pensate che ironizzare su una religione che condividete con 2 miliardi di persone sia un insulto diretto a voi dovreste rileggere attentamente il secondo comandamento e porvi qualche domanda; se a questo punto siete già infastiditi vi sconsiglio vivamente di proseguire. A tutti gli altri, buona lettura.

C’è un tratto psicologico che accomuna tutti i permalosi di questo mondo; quelli che fanno i malmostosi nel privato come quelli che lo fanno in pubblico, quelli che fanno le raccolte firme per radiare gli artisti e quelli che chiedono le dimissioni di chiunque ogni 5 minuti, quelli che buttano vernice sulle statue, che ad ogni manifestazione di libertà devono comprare il Maalox, che impazziscono per una parolaccia detta in fascia protetta, che ostacolano la scienza, che urlano allo scandalo per un giorno di vacanza in una scuola, che vogliono insegnare il creazionismo invece dell’evoluzione, che bruciano i libri, che gridano “vergogna” invece di cambiare canale, e così via fino a quelli che sparano a John Lennon o ammazzano i vignettisti.

Il tratto in comune è la convinzione che quel che interessa a loro debba interessare necessariamente anche agli altri, nello stesso modo e negli stessi termini. Solo e soltanto quello che interessa a loro, ovviamente, poiché altra costante dei permalosi è che su ciò che tocca gli altri non si risparmiano. Non importa quanto “alto” sia l’argomento in questione, i permalosi sgozzerebbero in pubblica piazza chiunque osi parlarne male o anche solo sfiorarlo, perché proprio quella cosa lì – che si tratti di religione, tifo calcistico, ricetta della carbonara o film con Steven Seagal – è l’unica che non può essere toccata in una società civile (spoiler: non lo è).

Potrei parlare dei permalosi che ostacolano l’aborto, i diritti civili, la mediazione in zone di guerra, le politiche sociali o un sacco di altre questioni più serie, invece no. Sono qui a parlare di sketch televisivi macchiatisi dell’orribile peccato di ironia; questo perché non sono Aldo Cazzullo, ma soprattutto perché Aristofane è morto 25 secoli fa e noi ancora non ci siamo emancipati dalla gente senza senso dell’umorismo che invece di vivere personalmente la propria vita triste sente il bisogno di imporla anche agli altri, e questo fa molto incazzare, ma fa anche molto ridere.

Nei giorni scorsi è successo di nuovo, e come da copione è arrivata l’armata Brancalagnone di quelli che una volta, perlomeno, a fare la guerra santa ci andavano davvero, e al feroce saladino opponevano la spada, mentre oggi guardano una pubblicità in TV e frignano “nessuno pensa ai nostri sentimenti religiosi!” pestando i piedi e urlando paonazzi finché qualcuno bisognoso di voti non li accontenta, facendo ritirare uno spot pubblicitario irriverente, levando diritti a degli sconosciuti o passando a Mara Venier un pizzino da leggere, e ristabilendo così la giustizia divina sulla terra. Adinolfi e i suoi gruppi di gioco d’azzardo e autoflagellazione potranno finalmente rilassarsi dopo che l’apocalisse è stata sventata per l’ennesima volta da un gruppo di boy scout con problemi di glicemia.

Non vi sto a raccontare la storia, ne avete letto più o meno tutti: i protagonisti della nuova pubblicità di Amica Chips sono una suora e un prete che durante la comunione le dà una patatina al posto dell’ostia, scena che chiunque sia stato bambino all’oratorio ha recitato o visto recitare almeno una volta nella vita (sempre che non fosse nel privé col catechista), ma che i devoti a noleggio hanno etichettato immediatamente come vilipendio dei sentimenti religiosi, blasfemia e altre attività di pregio, e guai a far notare che la pubblicità in questione della religione cattolica riprende soltanto la gestualità, e se il tuo “sentimento religioso” si riduce a un gesto, forse, il tuo problema non sono le patatine fritte.

Io però mi voglio concentrare su quel che si è scatenato dopo che il circolo degli acquasantisti ha fatto rimuovere lo spot, e cioè l’usuale noioso dibattito su quali siano i limiti, dei sentimenti da rispettare, della rava e della fava. In un attimo il discorso si è spostato su comici, ironia e battute, e in meno di mezzo secondo sono arrivate le truppe cammellate con il solito, trito, falso argomento delle legioni bigotte di fronte all’umorismo.

L’argomento più cretino e inconsistente che siamo stati nuovamente costretti a sentire – come ogni altra volta che una battuta, uno sketch, una pubblicità o un’incisione rupestre ha turbato le pie giornate di Pillon e dei suoi fratelli di cilicio – è quello di cui normalmente gli esseri umani si liberano una volta superati i 12 anni, e cioè: “Ce l’hai solo con me, agli altri non dici mai niente”. Potrei scrivere una battuta a questo punto, e ce ne sarebbero, ma preferisco lasciar parlare Dara O’ Briain, comico irlandese tra i più brillanti di sempre, che qualche anno fa ha scritto una delle battute più esaustive sulla questione. La battuta fa più o meno così:

«Alla fine dei miei spettacoli c’è sempre qualcuno che si avvicina per dirmi: “Fai battute sui cattolici, fai battute sui protestanti, ma non sei così coraggioso da far battute sui musulmani, eh, signor comico? Non le fai su di loro, hai paura?”. Bene, ci sono 2 ragioni per cui non faccio battute sui musulmani. Primo: non so un cazzo dei musulmani; secondo: nemmeno voi. Potrei studiare e scrivere la routine comica migliore del mondo sui musulmani, e voi restereste lì a domandarvi di che cazzo sto parlando. E non ridereste.»

Ed è vero. Basta non avere alleli in comune con Gasparri per capire che le battute, gli sketch e tutto il resto si basano – per forza di cose – sugli spunti offerti dalla cultura popolare in cui sono immersi, e proprio Pillon e i suoi compagni di cravattino dovrebbero essere felici che in Italia le battute sui musulmani, semplicemente, non funzionino: non funzionano e di conseguenza se ne fanno pochissime perché il cattolicesimo qui da noi la fa ancora culturalmente da padrone, e quell’invasione araba di cui tanto sostengono di aver paura non è neanche lontanamente un’opzione. È la stessa ragione per cui in Texas o in Michigan nessuno fa battute su Bobby Solo, e un eventuale ranchero offeso dal sarcasmo su Ted Nugent che urlasse “perché non te la prendi con Bobby Solo?” sarebbe considerato un coglione.

D’altra parte, ed è qui che casca il bigotto, non è davvero l’ironia a interessare questa specie di setta di musoni crociati, e lo dimostra la richiesta stessa “Se hai il coraggio scherza su Maometto”: quando di fronte a una battuta sulla tua religione che reputi offensiva tanto da indignarti, ti spingi a chiedere al comico di farne altre su un’altra religione, quello che stai chiedendo non riguarda più l’ironia, né le battute, né tantomeno il rispetto del sacro. Quello che chiedi è di insultare un altra fede per ripicca al posto tuo e, a ben vedere, il codardo con l’intenzione di insultare e mancare di rispetto ai sentimenti religiosi sei solamente tu. Come un bambino a cui scoppia un palloncino e chiede al padre di scoppiare quelli degli altri per consolarsi.

Per di più, quella dei comici codardi che se la prendono solo col cristianesimo e non fanno battute sull’Islam è, semplicemente, una balla colossale. Tanto per citarne un paio di famosissimi, Bill Maher si prende gioco da sempre di “gente che veste le proprie donne da apicoltore”, uno dei suoi sketch più celebri a riguardo è una “sfilata di moda” fatta coi burqa e piena di battute cattivissime, e Jimmy Carr in uno dei suoi ultimi special rispondeva al “perché non scherzi su Maometto?” dicendo: “E voi cristiani avete mai pensato di farvi esplodere?”, che è una battuta sui musulmani, non meno sapida e stereotipata di quelle sui preti pedofili o sulla spilorceria degli ebrei. Ci sono decine, centinaia di migliaia di battute, sketch e tanto altro che si prende gioco dei musulmani, ma a nessuno di questi bigotti senza senso dell’umorismo interessa una qualsivoglia par condicio delle religioni prese in giro, che comunque avrebbe senso quanto costringere i texani a ridere di Bobby Solo.

Avete mai sentito Pillon intervenire o prendere posizione in difesa dei sentimenti religiosi dei buddisti, degli indù, dei Sikh o di chiunque professi un’altra religione terribilmente minacciata da un crudele comico? No, perché ciò che vuole questa gente è impedire che soltanto la loro religione sia toccata; ciò che vogliono è imporre la propria morale a chi non crede nel loro stesso amico invisibile; ciò a cui puntano è far passare il messaggio non solo che le credenze siano più sacre e intoccabili di altri argomenti, ma anche che le loro siano ancor più sacre delle altre.

Scambiate qualche dialogo con uno di questi personaggi e noterete che citerà ossessivamente la strage di Charlie Hebdo, con un’enfasi che più che disprezzo per la disumanità del gesto pare invidia per l’abnegazione e nostalgia dei bei tempi della garrota. Fategli notare che tutte le religioni vengono prese in giro e vi dirà “io non ne ho più sentite dopo Charlie Hebdo”. Ve lo dirà come se ciò fosse una prova della codardia dei comici invece che della sua plateale ignoranza in materia (perfino Charlie continuò anche dopo la strage). Portategli esempi di altre battute, spettacoli, spot, sketch televisivi che si prendono gioco delle abitudini dei musulmani, e comunque continuerà a trovare scuse di ogni genere: sono comunque meno degli altri, il filmato è vecchio, è un video troppo breve, ho sentito un rumore strano in garage, giuro che è la prima volta che mi succede, di solito sono un toro, è piccolo perché fa freddo.

I permalosi a stampo religioso passeranno sopra ad ogni logico argomento che gli porterete, per non ammettere l’unico vero punto della questione: le religioni sono per la comicità un argomento come un altro. Non più importante, non più delicato, non più sacro di altri. Cari bigotti, la cruda realtà è che si scherza su Dio o su Allah, su Gesù e su Maometto, sul velo da suora e sull’hijab, sull’acqua tramutata in vino e sulle donne tramutate in apicoltori, e si continuerà a farlo, indistintamente, nonostante i vostri ridicoli piagnistei.

L’umorismo è prospettiva, e se a voi texani manca è un problema vostro, non di Bobby Solo.

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