Brand tarocchescion

Santanchè, il reich brandizzato e la bancarella che li seppellirà

C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce, cantava Leonard Cohen. Certo, nel 2025 è più facile l’abbiate letto sotto una foto di chiappe in controluce su Instagram piuttosto che ascoltando cantautori, ma la sostanza non cambia: per annullare anche l’oscurità più pesante basta un microscopico punto debole. Ecco, forse è ora di iniziare a cercare la stramaledetta crepa da cui far entrare un po’ di luce in questi tempi bui fatti di stermini di massa, deportazioni razziali, canzoni di Olly e altre bestialità.

Tranquilli, non sto per presentarvi un pippone serioso, anzi, sono qui per offrire la migliore delle strategie: fottere i fascisti divertendosi. Perché, diciamoci la verità, se questi qui fossero fascisti veri non ci sarebbe nulla da ridere, voi stareste marciando al passo dell’oca e io non potrei scrivere queste righe perché sarei impegnato a digerire l’olio di ricino. Questa è gente scarsa innamorata dell’idea di fascismo, come tutti i bambini del mondo che al campetto dicono “facciamo che ero Cristiano Ronaldo” anche se hanno dei ferri da stiro al posto dei piedi. E allora perché non rendere giustizia all’antico adagio della risata che li seppellirà?

Dove sta il punto debole di questo neo-fasci-nazi-ollysmo ce lo dice – perché il destino è uno sceneggiatore satirico – uno scoop di Selvaggia Lucarelli secondo cui la Santanchè ha l’abitudine di regalare borse contraffatte. Lo so che vi sembra un dettaglio minuscolo rispetto ai venti di guerra che spirano da ogni dove, e se non avete letto Von Clausewitz ora starete di certo strabuzzando gli occhi, ma lasciate che vi spieghi: le guerre non si vincono con le armi o con la forza; si vincono con la strategia, e la prima regola è far perdere lucidità all’avversario.

Se la sinistra (parlandone da viva) vuole sconfiggere il mostro che sta cercando di riaffiorare, è inutile attaccarlo frontalmente. Qualsiasi invettiva diretta fallirà, per il semplice motivo che le polemiche su saluti romani, scelte lessicali, simbologia e tutto il resto rinforzano l’idea che questa gente sappia quel che fa. Retwittate milioni di volte le immagini di una manciata di mentecatti col braccio teso e loro rideranno, ma osservate la reazione sguaiata e schizofrenica di fronte all’accusa di comprare falsi alle bancarelle come i poveri.

Non è una questione politica, né di ideologie; non c’è un pericoloso ritorno imperialista – tantomeno se a trascinare l’impero è gente che in pandemia frignava se gli si impediva lo spritz delle 17:30 al bar – c’è soltanto una stagione di moda che tende al nero. Il fascismo e il nazismo oggi sono soltanto dei brand che la gente indossa per non sentirsi diversa, e per chi vive di marche non c’è umiliazione peggiore della figura del poveraccio che si veste al mercato. Non c’è prova di schiavismo o lavoro minorile che intaccherebbe la reputazione di Nike quanto un’immagine di Jordan che compra le scarpe da Decathlon.

La crepa è lì, nella “brand tarocchescion” che fa perdere le staffe alla Santanchè più di qualsiasi processo a suo carico. Nessuna accusa – foss’anche quella di aver stuprato con l’asta di una bandiera nazista il nipote disabile di un malato di alzheimer sopravvissuto all’olocausto – sortirebbe lo stesso effetto del darle della pezzente, e così per tutti quelli che oggi vi sembrano pericolosi per la tenuta del mondo civile. Trump, Putin, Musk, Milei e tutti gli altri hanno la medesima criptonite: fare la figura dei plebei

La condanna di Trump su tutti e 34 i capi d’imputazione per il caso Stormy Daniels finisce inghiottita da “però s’è scopato una pornostar”, così come il tracollo dell’Argentina di Milei passa in secondo piano se l’idiota si mette a regalare motoseghe a favore di meme. Tutti gli argomenti dal sapore morale, politico o semplicemente civile non possono scalfire l’ossatura di gente allergica all’idea stessa di prestigio istituzionale.

Attaccarli sui contenuti è combattere nel buio, perché contenuti non ne hanno e si vantano di non averne; è giocare sul loro terreno melmoso e non c’è crepa da sfruttare, non c’è luce che possa filtrare. Ma dategli dei pezzenti e li vedrete perdere il controllo come Pillon durante l’esame della prostata; fateli passare per gente che compra le Kelly dal falsario, e li vedrete schizzare via dalla loro confortevole melma, facendosi saltare i punti di sutura labiale per sbraitare “io sono amica di Briatoreeee!”; fate interrogazioni parlamentari sugli orecchini di bigiotteria e vedrete la schizofrenia far rimbalzare i fieri patrioti contro le pareti, aprendo nuove fratture nel lato oscuro. Equiparate il loro ISEE a quello di chi li vota e vedrete finire il quarto reich più velocemente del Sanremo di Conti.

C’è una crepa in ogni Birkin, ed è da lì che i fascisti muoiono d’ironia.


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