Il giorno dello scoiattolo

Big Tech, roditori grassi, Bill Murray e i miliardari con la paura dell’inverno

Qualche tempo fa lessi un interessante articolo su un particolare effetto del cambiamento climatico. Era un articolo che riusciva a mantenere una certa originalità curiosa, in mezzo a tonnellate di allarmanti pezzi fotocopia che nessuno legge più.

Sì, lo so che voi li leggete ancora, e che vi tornano utilissimi per essere immortalati da Blastometro mentre mostrate articoli con dati inoppugnabili a tricheco92 che dice “ma quale riscaldamento globale? Stanotte mi si è ghiacciato il sellino della Vespa”. Però poi il tricheco continua a non saper leggere e voi a interloquire con un pinnipede. Nell’era dove tutto è comunicazione c’è un paradosso comunicativo che ci si ostina a ignorare, e se – dopo decenni di rilevazioni, raccolte dati, valutazioni degli esperti e tutto il resto – ancora esiste gente che sostiene non sia vero nulla perché il nonno gli raccontava che nel ’36 sul monte bianco fiorivano le viole, forse bisognerebbe parlare meno di analfabetismo funzionale e più di giornalismo disfunzionale. Comunque oggi non sono qui per dire l’indicibile realtà che l’abbondanza di informazioni e dati fattuali è utile come un culo senza il buco; ne parleremo un’altra volta.

L’articolo, dicevo, raccontava una piccola curiosità su come il surriscaldamento globale abbia progressivamente fatto ingrassare gli scoiattoli: i periodi freddi si sono accorciati e quelli caldi si sono allungati, ma gli scoiattoli – sprovvisti di calendario e ora legale per colpa dei giudici comunisti – hanno continuato a seguire il millenario istinto ad accumulare cibo durante il caldo per consumarlo durante il freddo, ritrovandosi ad accatastare molte più scorte e consumarle in molto meno tempo, con conseguente impinguimento generalizzato.

Ora vi sfido a trovare un qualunque articolo su una catastrofe ambientale nel sud est asiatico, una nevicata nel Sahara o l’ennesimo iceberg staccatosi dall’Antartide, che abbia lo stesso appeal di un pezzo con fotografie di scoiattoli grassi. Comunque, l’adipe degli scoiattoli mi serve per parlare d’altro.

Non ci avevo più pensato, all’immagine dei roditori pacioccosi intenti ad arraffare il surplus di ghiande per paura del grande inverno, fino al giorno dell’insediamento di Trump. E no, non sto per parlare nuovamente della frenesia esecutiva di Donald J. Bamba, e nemmeno della sua spalla comica con la fissa di Marte. Ciò che mi ha riportato alla mente gli scoiattoli obesi, nell’immediato del cerimoniale e nelle vicende extra-politiche rilanciate con scalpore dal giornalismo che ci possiamo permettere, è un altro aspetto che – al solito – ha generato tonnellate di sdegno e sarcasmo dell’internet per le ragioni sbagliate: la presenza alle celebrazioni, in prima fila, del gotha delle cosiddette “Big-Tech”, da Zuckerberg a Bezos, da Cook a Pichai.

Flashback: è il 1993, al cinema esce “Ricomincio da capo”, splendida commedia in cui Bill Murray si ritrova in un assurdo loop temporale che lo costringe a rivivere costantemente il giorno della marmotta. Nel film, dopo un iniziale spaesamento, il protagonista inizia a capire come sfruttare la cosa a suo vantaggio per godersela, spendere soldi e portasi a letto donne che, comunque, il giorno dopo saranno nuovamente lì senza averne memoria. Ovviamente poi si innamora della coprotagonista e si strugge per la di lei memoria, cancellata come quella di tutti gli altri – erano pur sempre gli anni ’90, dopotutto – ma il vero rovescio della medaglia è che ogni mattina si ritrova a dover ricominciare da capo, appunto, ridimensionando completamente il “vantaggio” di essere l’unico lì in mezzo a sapere le cose in anticipo.

Avanti veloce: siamo di nuovo nel 2025, Trump annuncia che cambierà nome al Golfo del Messico e Hillary Clinton ride come solo le donne sanno ridere degli uomini che millantano numeri improbabili. A pochi metri di distanza, nei primi banchi, armati di mela da consegnare alla maestra, siedono gli uomini più ricchi di un mondo dove essere ricchi non vale più niente, nemmeno una misera fotogenia. Così, mentre un gruppo di fatturati a dodici zeri con pessime pettinature indispettisce l’internet dei giusti – genuflessioni al potere, oligarchie, nazismo digitale, ingerenze trumpiane nel sacro tempio della libera espressione, fate voi, ce n’è per tutti – io provo la stessa compassionevole tenerezza che ho provato guardando gli scoiattoli grassi; la stessa empatia che ho provato per Bill Murray in quel film; la stessa sarcastica pena di una delle Olsen in quell’altro film, quando sputa una lumaca e dice “ricchi sfondati e mangiano questa roba” mentre la sua gemella affonda la faccia nel ragù.

Questo è il punto in cui attaccate il pippone sul pericolo fake news, sul fact-checking che sparirà anche dai social di Zuckerberg in luogo delle “note della community”, sulle multinazionali che si prestano al ricatto e alla propaganda trumpiana, la normalizzazione delle oligarchie e tutte le altre cose gravissime che comunque non vi spaventano abbastanza da rinunciare alla nuova stagione de “Gli anelli del potere” o disinstallare Instagram. Fatto? Ora smettetela di molestare il fantasma di Gramsci e seguite il discorso.

Ho provato tenerezza, dicevo, per quei poveri scoiattoli con un patrimonio di ghiande a 12 zeri, tutti impettiti e indaffarati nel procurarsi altro cibo, per paura di un’ipotetica carestia di cui forse nemmeno i loro bisnipoti dovranno preoccuparsi. Lo so che ormai provate invidia pure la vostra vicina di casa che fa i big like umiliandosi su TikTok, figuriamoci se non la provate per Zuckerberg che a 40 anni potrebbe comprarsi la Norvegia mentre voi per un weekend a Oslo aspettate le offerte di Ryanair. Vi capisco, per carità, ma pensateci un attimo: chi di voi, coi soldi di Zuck, sceglierebbe volontariamente di stare al primo banco allo show di avanspettacolo di Trump? Chi di voi, a 64 anni suonati, starebbe ancora ad infilarsi cravatte come Tim Cook invece di vivere eternamente in infradito? La vedete la paura fottuta di un inverno che li spazzi via in un secondo? Non lo vedete come siano tutti costretti a rivivere un eterno giorno dello scoiattolo?

C’è un cambiamento in atto che non riguarda il clima; riguarda la percezione della ricchezza, della fama e della loro proporzione. È un cambiamento devastante, e sarà percepibile ancora per pochi anni; finché per ogni Tim Cook inginocchiato a Trump ci sarà ancora un Bill Gates che sta in pensione da 20 anni e si dedica a far smattare i complottisti; finché per ogni statistica drogata di Spotify ci sarà una Björk a ricordarne l’inutilità; finché per ogni attore impegnato a dichiararsi pro-questo o anti-quello pur di restare nei trend, ci sia un Jim Carrey a comportarsi da Jim Carrey; finché i residui del novecento non moriranno lentamente, e con loro la consapevolezza che puoi anche avere tutti i soldi del mondo, ma se sei incastrato in una sceneggiatura da commedia degli anni ’90, più che invidiato andresti compatito e aiutato, o tutt’al più sfottuto pubblicamente.

La prossima volta che vedrete la Ferragni filmarsi in casa con dei cuscinoni in vista, non pensate a quanto vi piacerebbe avere quel divano da millemila euro; pensate che potrebbe permettersi tutti i divani che vuole ma le tocca inquadrare quello dello sponsor con tanto di #ADV, come fate voi per grattare un limoncello offerto in trattoria. Quando a Sanremo presenteranno un cantante in gara snocciolando visualizzazioni su YouTube o follower su TikTok, non confrontate quello stucchevole elenco di numeri con il vostro account da plebei; confrontatelo con “Signore e signori, Massimo Ranieri”. Ma soprattutto, la prossima volta che vedrete un miliardario fare i plissé a un presidente, domandatevi quanto poco valgano i soldi, se chi ne ha tanti da non riuscire a contarli vive terrorizzato dal perderli entro domani. Rimarrete poveri, ma almeno potrete ridere degli scoiattoli grassi.


3 risposte a “Il giorno dello scoiattolo”

  1. Avatar Leo
    Leo

    Altro film che mi è molto caro (tra parentesi durante un viaggio negli USA sono passato da Punxsutawney e ho pure visto di persona Phil)
    Ottimo come sempre lo spunto.

    Grazie. Leo

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  2. Avatar Lozirion

    Ora che me l’hai detto, la visita a Punxsutawney mi sembra una tappa obbligata. 😁

    E grazie a te.

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  3. Avatar Se telefonando – Plautocrazia

    […] non vorrei ripetermi, ve lo giuro, ma se solo 15 giorni fa parlavo dell’inutilità di essere miliardari continuando ad elemosinare briciole dalla politica invece…, e ora troneggia sui nostri giornali l’incredibile (si fa per dire) scandalo di una truffa ai […]

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