Il Devoto Nevrotico

Fenomenologie illustrate della fauna social – Episodio 4

Ben ritrovati a un nuovo appuntamento con le Fenomenologie Illustrate. Spero comprenderete che, per riacquistare la dovuta lucidità dopo l’episodio sul Complottista Evangelico, il sottoscritto ha dovuto sottoporsi a un tour de force di materialismo dialettico, logica aristotelica, elettroshock e immersioni nel ghiaccio artico per rimuovere ogni minimo residuo di psichedelia indotta dagli adepti di Red Ronnie, e ciò spiega i mesi di lacerante attesa a cui ho costretto – me ne rendo conto – gli innumerevoli fan di questa rubrica.

Bando alle stupidaggini, anche perché la puntata di oggi sarà estenuante. La specie che analizzeremo non è nativa dell’universo digitale, per quanto molte delle caratteristiche principali evidenziate dallo studio abbiano avuto particolare fortuna grazie al web. Gli esemplari di questa specie appartengono ad una lunga storia di adattamento – parlare di evoluzione pare decisamente eccessivo – che ha attraversato nei secoli i cambiamenti della società, preservando non soltanto l’esistenza della specie stessa (e di uno zoccolo particolarmente duro di essa) ma anche un ruolo centrale, in tempi moderni particolarmente ingiustificato, all’interno degli automatismi collettivi, delle convenzioni sociali e, non ultimo, delle trame di potere.

Sarà un’analisi molto lunga, quindi non perdiamo tempo in quisquilie e cominciamo.

Fenomenologia Illustrata del Devoto Nevrotico

Premessa

Il Devoto Nevrotico (nome scientifico: excitatur-devotus) è una creatura al contempo affascinante e repellente, che nei secoli addietro era considerata soltanto una sottospecie del Devoto Generico con spiccata predisposizione a fondamentalismo e schizofrenia dialettica, ma l’avvento della banda larga e la conseguente esasperazione di suddette inclinazioni, nonché un deciso aumento della sua popolazione, hanno portato alla luce elementi sufficienti a definirla come una specie a sé stante, sebbene molti tratti in comune con i suoi antenati analogici rimangano saldamente presenti nel comportamento dei membri della specie.

Prima di iniziare con l’analisi vera e propria, è doveroso precisare che il presente studio si concentra su esemplari italiani di Devoto Nevrotico; per questa ragione le caratteristiche di seguito sviscerate e le illustrazioni fornite riguarderanno specificatamente gli insediamenti italiani e la religione cattolica, giacché le fantasiose teorie di invasione islamista in atto in Italia, propinate da esemplari della specie particolarmente militanti e da politici con sudorazione eccessiva, hanno la stessa aderenza alla realtà della mia teoria sul perché in quarta elementare presi un’insufficienza nel compito di geografia.

Essendo i dogmi religiosi e il relativo misticismo centrali nella natura del Devoto Nevrotico, i tratti specifici delle diverse religioni concorrono a creare uno spettro di comportamenti che può variare in base all’area geografica e agli elementi che ne contraddistinguono storia, tradizione e mitologia. L’analisi etologica di seguito proposta rimane all’interno di tale spettro, analogamente ad altri studi effettuati in aree con equilibri di culto differenti, per i quali – con i dovuti adeguamenti socio-culturali – valgono le medesime caratteristiche che andremo ad approfondire.

Capitolo 1: Caratteristiche fondamentali

Il Devoto Nevrotico (da qui in avanti solo D.N.) è una specie di antichissima origine che ha dimostrato nei secoli una grande capacità di adattamento al susseguirsi di correnti sociali e culturali, preservando al contempo un nocciolo di dogmi ancestrali impenetrabile anche dalle più moderne scoperte scientifiche quali la biologia molecolare, il teorema di Pitagora o il termometro rettale. Ultimo di questi adattamenti in ordine cronologico è senza dubbio quello alla sfera digitale e ai social, nei quali la popolazione dei D.N. ha trovato un bacino di livoroso consenso e negazione delle realtà fattuali in cui sguazzare serenamente come nutrie nella Senna.

Il pensiero – o presunto tale – del D.N. affonda le proprie radici in convinzioni religiose spesso derivanti da una scarsa familiarità con il concetto di metafora e da pessime interpretazioni delle sacre scritture, quando non addirittura dalla totale ignoranza di esse. I libri sacri, infatti, nella psicologia comportamentale del D.N. non rappresentano una guida spirituale e morale per sé stessi, bensì uno strumento di nobilitazione dei propri intenti – anche quelli che gli stessi libri sacri letteralmente condannano – e soprattutto di delegittimazione di qualsivoglia altra fede, scelta di vita o disciplina della ragione.

L’avvicendamento a mezzo social con gli esemplari di questa specie è nella maggior parte dei casi involontario, giacché l’attività principale del D.N. è quella di importunare estranei per impedire loro di condurre liberamente una vita non basata sui dettami che il D.N. considera imprescindibili, per gli altri più che per sé stesso. Ne sono alcuni esempi politici pluridivorziati che pontificano di famiglia tradizionale, opinionisti che legittimano la pedofilia sostenendo sia meno dannosa del guardaroba di Vladimir Luxuria, preti convinti che i fondi europei vadano a Priscilla o suore editorialiste che vanno ospiti ai programmi di Porro.

Capitolo 2: Come riconoscerlo

A differenza del Devoto Semplice, che vive il rapporto tra la propria fede e l’iridescente varietà del mondo circostante con la serenità di chi ha imparato a usare il telecomando, il D.N. ha una concezione lapidaria dell’intero scibile universale; è perciò incapace di accettare la sola esistenza di eccezioni al proprio codice morale. Per questa ragione – sulle origini freudiane della quale torneremo più avanti – gli esemplari della specie si approcciano ai social con un atteggiamento a metà tra Girolamo Savonarola prima maniera e Jason Statham dopo che uno sconosciuto gli ha rigato la macchina.

Il tipo di approccio istintivo e irrefrenabile nei confronti di una società dotata di acqua corrente e gelato al gusto puffo permette quindi la facile e immediata identificazione di ogni esemplare, a partire da due radicatissimi riflessi comportamentali:

  • Invadenza morbosa: la missione inquisitoria di cui il D.N. si sente investito lo induce ad entrare a gamba tesa in discussioni che non lo riguardano, per imporre la propria scure sull’oggetto del contendere. I suoi interventi sono spesso corredati da insulti infantili o riferimenti al “maligno”, con la tendenza a reiterare il concetto replicando alle pernacchie ricevute fino a un massimo di 3 volte consecutive, forse per ragioni numerologiche, prima di reagire scompostamente e andarsene bloccando tutti.
  • Esposizione del vessillo: vivendo i social con l’unico intento di ribadire la propria natura in faccia al prossimo, il D.N. non può fare a meno di esporre vessilli più o meno palesi già dalla presentazione del proprio profilo, caratterizzato da una bio con citazioni bibliche o frasi identificative, immagini di copertina raffiguranti santi, chiese o icone sacre (spesso di gusto particolarmente kitsch), nickname corredato da croci o altri simboli indicativi del credo, e una foto del profilo che può variare da “famiglia tradizionale con prole”, a “selfie con fondale a tema mariano” fino a “bassorilievo in legno dorato raffigurante la distruzione di Sodoma, Gomorra e studi di La7”.
Capitolo 3: Sacre scritture

Il rapporto del D.N. con i testi sacri è uno degli aspetti più caratteristici della specie: laddove la logica suggerirebbe una profonda conoscenza di tali scritture, è invece facilissimo incorrere in lampanti dimostrazioni di totale ignoranza a riguardo. La conoscenza dei libri sacri nel soggetto si riduce, nella maggior parte dei casi, agli anni di catechismo forzato durante l’infanzia, a qualche offuscato ricordo di letture della messa domenicale pre-spritz e ad una selezione di citazioni apocalittiche funzionali ai propri intenti; con un’ovvia predisposizione all’antico testamento, dato il messaggio un po’ troppo hippie del vangelo. I passaggi preferiti sono, ça va sans dire, quelli riguardo la sodomia, le punizioni divine, i peccati mortali e i segni dell’avvento dell’apocalisse, riferibili di volta in volta a nefandezze del quotidiano quali il diritto all’aborto, lo stato sociale, la senape dolce o il teatro kabuki.

Va detto che la scarsa conoscenza delle scritture è caratteristica comune di molte altre specie di Devoto; non è raro che lo studio della Bibbia e dei suoi messaggi abbia portato i credenti a distaccarsi, se non dal culto in toto, almeno dagli aspetti antistorici e dai dogmi sorpassati di cui una religione millenaria è ovviamente pregna, erodendo così il concetto di “devozione” e riducendo quindi la popolazione della specie. La limitata conoscenza dei libri e delle metafore in essi contenute, comunque, non rappresenta un ostacolo per il Devoto Semplice, che vive la propria fede intimamente e in modo sano, tutt’al più stupendosi di perdere con un ateo al Trivial Pursuit di Ned Flanders.

La medesima scarsa conoscenza – a cui non intende comunque porre rimedio – impone invece al D.N., per via della natura nevrotica, una condizione possessiva riguardo agli scritti. Il soggetto affronta la “parola di Dio” con un moto di appropriazione: come il bambino al parco decide le squadre perché il pallone è suo, così il D.N. si picca di citare passaggi biblici per avvalorare la propria crociata contro la lobby dei busoni, ma – se gli si fa notare che lo stesso Levitico che condanna la sodomia preannuncia la dannazione eterna per coloro che mangiano crostacei, carne di maiale, lepre e altre bestie immonde – rivendica il diritto esclusivo sull’uso del suo bignami biblico e lancia scomposte accuse di blasfemia verso chiunque, Papa compreso, insozzando i commensali di sugo d’astice.

Capitolo 4: La nevrosi

Prima di entrare nel vivo dei dogmi e delle teorie lisergiche a cui l’avvicendamento con un D.N. potrebbe mettervi di fronte, è necessaria una precisazione sull’elemento cardine dell’intera psicologia comportamentale del soggetto: la nevrosi.

Ogni individuo della specie vive infatti una condizione psicologica di instabilità cronica; tale condizione gli impedisce di vivere con serenità le proprie convinzioni religiose, e si concretizza in una percezione distorta della realtà: ogni aspetto del mondo circostante rappresenta una possibile minaccia contro cui sguainare la spada, sia esso una guerra atomica, un kebabbaro sotto casa, una cerimonia olimpica pacchiana o l’esistenza di Elton John. La nevrosi che caratterizza la specie nasce appunto da tale instabilità, di cui lo studio ha evidenziato due fattori fondamentali di seguito illustrati.

Il primo – tipico delle frange dalla dialettica più estrema – è di natura soggettiva e dipende da un rapporto travagliato con i propri istinti, i propri desideri e le proprie inclinazioni (nella maggior parte dei casi riguardanti la sfera sessuale) nonché al contesto sociale e affettivo in cui si manifestano. La repressione e la negazione di tali predisposizioni sono indotte fin dall’infanzia e, dato che la comunità stessa si basa sulla condanna lapidaria di esse, qualsiasi discussione aperta in merito è impensabile. Tutto ciò scatena nel D.N. una reazione compensativa per la quale più pressante è l’istinto represso e più violento sarà l’atteggiamento nei confronti di chiunque viva un buon rapporto con le proprie inclinazioni o sia autore di un’installazione dai tratti allusivi.

Il secondo fattore si potrebbe riassumere in una generalizzata tendenza al complottismo. A differenza del complottista puro, però, il D.N. tende a circoscrivere le teorie bislacche alle sole sfere religiose, sociali e (tanto per cambiare) sessuali; è molto difficile, ad esempio, che gli esemplari della specie rilancino teorie sull’origine aliena degli esseri umani o sull’esistenza dei giganti. Nondimeno, quando le teorie del complotto si sposano con la minaccia ai propri principi, il D.N. non si risparmia, tanto nel rifiuto della logica quanto nella ricerca ossessiva di trame sataniste in eventi quali l’avvento della società multiculturale, la fotosintesi clorofilliana o l’Eurovision.

Capitolo 5: La famiglia tradizionale

Uno dei mantra fondamentali della specie, che il soggetto ripete in modo maniacale, è quello riguardante la cosiddetta “Famiglia tradizionale”. L’unicità indiscutibile delle strutture affettive è un punto cardine del pensiero del soggetto, il quale non vede la famiglia formata da genitori etero e figli biologici soltanto come modello familiare da seguire personalmente, ma – in virtù della condizione cronica di cui sopra – come fondamento unico e incontestabile della società, nonché, ancor più importante, dogma posto sotto minaccia costante dai sordidi complotti delle massonerie ricchione, dei comunisti e di Giancarlo Magalli.

Poiché vive ogni convinzione personale come regola divina, egli rivendica la famiglia come istituzione unica e intoccabile modellata sulla Bibbia. Con la medesima intensità, urlerà poi alla blasfemia se gli si fa notare che l’antico testamento è un florilegio di famiglie bizzarre, ragazzine in sposa a pensionati, uteri in affitto, puerpere di 90 anni, uomini che fanno giacere il promesso sposo della figlia con la di lei sorella, incesti particolarmente ovvi e padri intenzionati a uccidere il primogenito dopo uno strano sogno; per non parlare della condizione di padre non biologico di San Giuseppe.

Per quanto le situazioni sopra elencate stiano a tutti gli effetti nei testi sacri della sua religione, il soggetto rifiuterà di mettere in dubbio la fisicità delle sue convinzioni, perlopiù adducendo scuse puerili e bloccando immediatamente l’interlocutore. A differenza di un Devoto Semplice, che riconosce gli ovvi significati metaforici ed è in grado di storicizzare determinati canoni sociali, il D.N. non può prescindere dal considerare letterali i versi biblici, poiché l’apertura all’astrazione di essi metterebbe in discussione tutti i dogmi fondanti della specie.

Capitolo 6: La mamma e il papà

Il presente capitolo si rende necessario per mettere in prospettiva un aspetto comunicativo fondamentale per la specie in esame, e indicativo del suo stretto legame con la sfera social. L’espressione “famiglia tradizionale” ha infatti subito una mutazione nel corso degli anni, venendo progressivamente quasi del tutto soppiantata dal pleonastico “mamma e papà”. Una mutazione che può apparire poco significativa, ma si rivela essenziale per inquadrare la schizofrenia lessicale, nonché l’uso intenzionale della medesima espressione per assimilare tanto il dogma familiare quanto la negazione dei concetti riguardanti l’identità di genere e le relative complessità.

La denominazione “La mamma e il papà”, in cui gli articoli determinativi non sono affatto casuali, è stata adottata dalla specie per far fronte alle necessità propagandistiche del periodo: la specifica dei due soggetti e la voluta declinazione bambinesca degli stessi (nessun individuo della specie scrive “madre e padre”) hanno la funzione di convogliare l’impatto emotivo e la scarsa capacità di linguaggio tipica dei social. Di fronte alle istanze di gruppi familiari inconcepibili per il D.N. come le coppie omosessuali, le coppie etero con gatti, le comunità Jedi o la Piccola Orchestra Avion Travel, il soggetto si lancerà in affermazioni di profondo significato civico e legislativo quali “Due uomini non fanno una mamma”, “il papà non è una donna con taglio da lesbica”, “Vogliono abolire la mamma e il papà” o “Luke, sono il tuo papino”.

Se da un lato non ci sono dubbi sulla facile presa emotiva di un’espressione dai tratti infantili, dall’altro gli studiosi sono ancora incerti sulla genesi di tale gergo, con le scuole di pensiero che si dividono tra chi sostiene ci sia stata una voluta spinta politica messa in atto da editorialisti obesi di Radio Maria e ministri dal rosario facile, e chi invece vede il suo progressivo utilizzo come risultato fisiologico dell’imbruttimento lessicale e del ritorno a riflessi condizionati primordiali, che faciliterebbero l’utilizzo di lemmi formati da sillabe ripetute.

Capitolo 7: Nostalgia dei lavatoi

Ogni individuo della specie, seppur nato in un’epoca in cui poteva lavarsi in casa senza andar giù nel cortile, ha un rapporto estremamente burrascoso e incoerente con la modernità: utilizza egli stesso strumenti tecnologici avanzati come lo smartphone, i sensori di parcheggio o la pietra pomice, ma al contempo non perde occasione per rimpiangere i bei tempi andati, le cose di una volta e i rimedi della nonna. Tuttavia, la nostalgia di manovalanza non vissuta si manifesta unicamente sui social, dato che al soggetto piace rimpiangere i tempi in cui gli uomini picchiavano i pugni sul tavolo e le donne stavano inginocchiate ai lavatoi, ma sua moglie – giustamente – a lavare i panni con la cenere al fiume ci va col coso, come si chiama…

Se la tendenza a condividere post del genere “come eravamo” può sembrare un’inclinazione passatista abbastanza comune, l’approccio da inquisitore supremo del soggetto trasforma il tutto nell’ennesima crociata contro il feroce saladino, rappresentato indistintamente dalle auto elettriche, la farina di insetti, i monfalconesi che giocano a cricket, la microbiologia, le movenze di Rosa Chemical o il pessimo gusto per le calzature di Chiambretti. Ognuno di questi aspetti, anche il più insignificante, diventa quindi parte di un’unica e totale armadifinedimondo che minaccia i nostri sacri valori, e contro cui il D.N. si scaglia col coraggio di chi sta scrollando Instagram con le braghe calate e un vago torpore alle cosce.

Dettaglio fondamentale di suddette prese di posizione anti-modernità è l’accezione impositiva che gli esemplari attribuiscono alle novità: vivendo la propria vita un quarto di dogma alla volta, i D.N. proiettano la propria dipendenza da comandamenti sulla società, convincendosi che fuori dalla loro porta ci sia un mondo in cui le donne vengono obbligate ad abortire e a comprare i figli al supermercato, i produttori di auto elettriche entrano nei garage altrui per incendiare le Panda a gasolio, da Pittarosso si trovano soltanto scarpe fosforescenti non oltre il 37 e le mense scolastiche nascondono la farina di grilli nel riso in bianco per portare i nostri figli sulla strada della perdizione asiatica.

Capitolo 8: Laicità dello stato

Altro aspetto centrale del DN-pensiero è la totale avversione per lo stato laico, sia teorico che pratico. Nonostante sia proprio Gesù a dire “Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio” con parecchi secoli di anticipo su Montesquieu, gli esemplari della specie non solo disprezzano il concetto stesso di separazione tra il potere politico e la morale religiosa, ma vivono nella ferma convinzione che tale separazione in Italia non sia mai avvenuta.

Il D.N. non manca, nelle sue arringhe, di scagliarsi contro stati arabi in cui l’Islam fa giurisprudenza, mantenendo al contempo una visione dell’Italia che si discosta da quella dell’ISIS per la mancanza di donne vestite da apicoltore e quasi nient’altro. Questa dicotomia è vissuta dai membri della specie con tale veemenza da suggerire che, dietro l’apparente disprezzo sguaiatamente urlato verso i paesi musulmani, il D.N. nasconda una malcelata ammirazione per lo stato islamico e per la sua medievale noncuranza dello stato di diritto, in particolare per il controllo sulle libertà delle donne.

Il soggetto sublima in parte questa dilacerante invidia rifiutando in toto l’idea di vivere in una democrazia laica: il D.N. è infatti fermamente convinto che l’Italia sia un paese teocratico in cui i patti lateranensi sono ancora in vigore e il cattolicesimo è la religione ufficiale. Qualsiasi norma che equipari la religione cattolica alle altre è bollata come scandalosa, la costruzione di luoghi di culto di fedi differenti è vissuta come un’invasione, il matrimonio stesso è mal visto se celebrato in sede civile invece che in chiesa, e piccole scuole di provincia che indicono chiusure straordinarie per la fine del ramadan provocano violentissimi shock agli stessi che altrove rivendicano le ferie per il martedì grasso.

Capitolo 9: La teoria del gender e il woke

Uno dei più attuali e indicativi tratti della psicologia comportamentale del D.N. riguarda la cosiddetta “teoria del gender”. Va detto che questa fantomatica teoria non esiste nella realtà, se non come spauracchio indefinito e autoprodotto nelle teste degli individui della specie, ma è tanto radicata nella comunità da provocare nel soggetto sentimenti che forse possono essere compresi soltanto dal pubblico del Vigorelli che si doveva sorbire i Ricchi e Poveri in attesa dei Led Zeppelin.

L’origine di questa bislacca teoria è ancora oggetto di studio, ma la tesi più accreditata è che il combinato disposto di omosessualità repressa con conseguente omofobia generalizzata, pessimi voti in inglese e colazioni a base di Vov abbia causato nella mente del D.N. una sorta di big bang dogmatico; una genesi nebulosa alla quale tutti i mali del mondo sono riconducibili, dalle terribili iniziative di educazione sessuale e sentimentale nelle scuole, passando per le evidenze scientifiche del cambiamento climatico, fino agli eretici negazionisti dei toast che si bruciacchiano con l’effige di Gesù.

Come Walter Chiari pontificava sul sarchiapone – ma senza la sua geniale consapevolezza – così ogni D.N. tuona contro “il gender” dandone di volta in volta una definizione diversa, che i suoi simili sottoscrivono d’emblée. Chiedere a un individuo della specie di spiegare cosa sia il gender è un’esperienza ai limiti della psichedelia, consigliata solo ai più esperti e coraggiosi: potreste incappare in semplici deputati leghisti che scrivono “Adesso vi spiego cos’è una volta per tutte. Secondo me è…”, ma potrebbero anche portarvi in luoghi della mente che forse solo Syd Barrett ha esplorato; luoghi in cui tutto si fonde, dal “gender” al “woke”, fino a Big Pharma, sotto l’egida della satanica teoria inserita di nascosto nei cartoni animati con le fette di pane parlanti.

Capitolo 10: Aborto e pro-life

Se in linea generale il soggetto è contrario ai diritti civili nel loro complesso, la categoria di diritti che gli causa più crisi di rabbia incontrollata è senza dubbio quella dei diritti delle donne, e tra questi il più odiato è l’accesso all’interruzione di gravidanza. Non avendo mai compreso (vedi capitolo 3) che, nella stessa Bibbia che giura di prendere a esempio, persino Dio deve chiedere il permesso a Maria per dare alla luce suo figlio, il D.N. non può sopportare che le donne decidano del proprio corpo e di ciò che può o non può crescere al suo interno.

Naturalmente non è così che il soggetto presenta la sua crociata, giacché più stupidi sono gli intenti e più nobile è il principio divino con cui li si propugna; la crociata contro l’aborto passa sotto la bandiera della “difesa della vita”, sulla presunta sacralità della quale e sui relativi cortocircuiti ha già detto tutto George Carlin in dieci minuti diversi decenni fa, con tale puntualità e logica disarmante da rendere del tutto superflua qualsiasi altra spiegazione in merito.

Quella contro l’aborto è una crociata che alcuni esemplari portano avanti anche nella vita reale, tramite lodevoli iniziative come i ritrovi di preghiera contro i referendum o l’invasione dei consultori armati di rosari e presunzione. La maggioranza – pur mantenendo un desiderio fisico di controllo del corpo femminile a metà tra Ed Kemper e Pacciani – si limita invece al turpiloquio social nei confronti delle donne libere; tutt’al più a rimpiangere i bei tempi delle scale ripide e dei maltrattamenti tradizionali, o delegittimare l’aborto anche per le donne stuprate, salvo poi arrampicarsi sui vetri per giustificare neonati indesiderati sepolti in giardino o finire su FanPage mentre si dice “se mi stupra un nigeriano io abortisco”.

Capitolo 11: Satanismo e complotti

L’innata predisposizione del soggetto a credere nell’esistenza di personaggi bizzarri, nella veridicità di teorie strampalate e in complicatissime trame oscure che si nascondono sotto il cappello rosso del Grande Puffo, si sposa perfettamente con il complottismo che tante gioie ha portato a Red Ronnie e al suo pusher. Come accennato in precedenza, il D.N. non si lascia però coinvolgere dall’intero spettro dei complotti plutogiudaicomassonici, concentrandosi invece – cedendovi senza remora alcuna – su quelli riguardanti i campi di suo interesse.

Al vertice di ogni complotto – l’abbiamo già analizzato nella fenomenologia del Complottista Evangelico – c’è direttamente o indirettamente sempre Satana, entità maligna assoluta contro la quale anche il D.N. si pone in qualità di autonominato paladino. Va da sé che il contrasto senza quartiere al satanismo rappresenti il più solido degli anelli di congiunzione tra le due specie, che trovano così vicendevolmente un’affidabile spalla con cui darsi manforte nell’attribuire volontà sataniche ad aspetti della realtà apparentemente normali quali la fondazione dell’OMS, le performance artistiche o il residuo di Nutella che non si riesce mai a levare dal barattolo.

Capitolo 12: Bigottismo e ironia

La psicologia della specie non concepisce alcuna forma di ironia nei confronti dei propri dogmi. A differenza del Devoto Semplice, capace persino di ridere in prima persona delle sfaccettature della propria religione, il D.N. affonda le proprie radici in un bigottismo di concetto, non necessariamente legato all’argomento del contendere, che gli occlude qualsivoglia prospettiva. Di fronte anche alla più rispettosa delle ironie, il D.N. non sa cogliere l’intenzione di esorcizzare, vede soltanto un atto dissacratorio e reagisce perciò in maniera estremamente scomposta.

Considerando le canzonature come veri e propri attacchi frontali, il soggetto condanna ferocemente quelle ricevute, ma al contempo si picca di applicarle nei confronti di altre religioni, posizioni politiche e opinioni in generale. Il prevedibile effetto tragicomico si concretizza quindi da un lato nelle sguaiate urla contro ciò che viene giudicato (anche senza motivo) irrispettoso, e dall’altro nei tentativi ancor più sconclusionati di usare la presa in giro – sotto forma di malriuscito sarcasmo – per attaccare nemici giurati quali i musulmani, gli omosessuali, Tiberio Timperi o gli sceneggiatori della Marvel.

Capitolo 13: Il Natale rubato

La ciclicità è un fattore importante per il mantenimento di una solida compattezza all’interno della comunità: il susseguirsi a cadenza fissa di particolari eventi ha permesso negli anni la nascita di tormentoni retorici, sui quali gli individui si gettano con l’entusiasmo dei Jalisse all’apertura delle candidature per Sanremo, serrando avidamente le fila contro il nemico comune. La varietà dei tormentoni è molto ampia: si va dalle frecciate al “gender” durante la festa del papà, passando per gli anatemi contro Halloween e gli eufemismi del 25 aprile per non nominare il fascismo, fino alle crisi di panico durante il mese del pride; il più caratteristico dei tormentoni, però, è senza dubbio il furto del Natale.

Non avendo mai visto il finale de “Il Grinch” o una puntata del Mignolo col Prof, il soggetto vive nella convinzione che ci siano forze oscure che ogni anno tramano nell’ombra per impedire le celebrazioni del 25 dicembre. In virtù di tale convinzione, il D.N. trascorre l’avvento in trincea, elmetto in testa e muschio del presepe nelle orecchie, per difendere il Santo Natale (gli individui della specie aggiungono la specifica “Santo” ogni volta che citano una ricorrenza, dando vita a frasi ridondanti come “auguri di una serena Santa Pasqua” o “se non ci vediamo, buon Santo Natale”) dai nemici delle feste comandate.

Aspersorio in una mano e panettone alla ketamina nell’altra, il D.N. denuncia sui social sindaci satanisti che non installano le luminarie, loschi figuri guidati da Nichi Vendola che vanno in giro di notte a devastare i presepi, e l’immancabile scuola elementare che vieta il Natale per non turbare i musulmani. Quest’ultima rappresenta in un certo senso il tormentone maximo: se gli altri racconti possono variare nel tempo, ogni anno c’è una scuola che finisce negli editoriali di Belpietro o nei j’accuse di Salvini; è questa costante ciclica a rinforzare la convinzione del soggetto, e di riflesso dell’intera comunità, nella necessità di reiterare la crociata contro i fiancheggiatori scolastici del feroce saladino allergico ai canditi.

Capitolo 14: Nativi e nuovi adepti

La popolazione dei D.N. è rappresentata per la stragrande maggioranza da nativi della specie: cresciuti in ambienti chiusi, con gerarchie familiari o comunitarie estremamente rigide, ed educati al fondamentalismo delle idee prima ancora che religioso. Tale formazione induce nel soggetto un’estrema conflittualità nei confronti del diverso, rispetto al quale l’asticella della tolleranza ideale per la specie è grosso modo quella di Giovanardi adescato da Malgioglio a un concerto di Manu Chao.

Per i meccanismi precedentemente illustrati, mantenere molto alto il livello di chiusura nel periodo di formazione è essenziale per la conservazione della specie; in seguito gli individui formati avranno convinzioni difficili da sradicare, ma un’apertura alle diversità negli esemplari più giovani può rappresentare un enorme rischio per la sopravvivenza del gruppo. Le crociate scolastiche, dalla difesa del crocifisso in classe ai deliri su fantomatici corsi di drag queen alle medie, sono funzionali ad arginare il più possibile l’esodo dei più giovani in direzione di gruppi più progressisti e indisciplinati come i mormoni, la Yakuza o il fan club di Zarrillo.

La comunità dei D.N. si mostra però disponibile ad accogliere anche nuovi adepti: per ragioni di ripopolamento e di engagement sui social, rastrella membri dai più disparati background socioculturali, a patto che essi si convertano ai dogmi della specie e non si macchino di trotzkismo leggendo Hegel o bevendo il succo alla pera. I nuovi adepti rappresentano comunque un’esigua minoranza; si tratta perlopiù di meteore dello spettacolo in disgrazia, vecchi fascisti in cerca di scuse per indossare il passamontagna, musicisti reggae pentiti, consanguinei di Gasparri e disagiati generici.

Capitolo 15: Interazioni sui social

Per via del rifiuto generalizzato delle opinioni divergenti – che il soggetto considera sempre illegittime in virtù dell’accezione divina che attribuisce ai propri dogmi – la gamma delle interazioni del D.N. con gli altri utenti social è estremamente risicata e riconducibile a tre macro categorie:

  • Team building: il D.N. si interfaccia con i suoi simili, o specie affiliate, con l’obiettivo di rinsaldare la falange macedone a difesa delle proprie convinzioni. Pur essendo un tipo di interazione amichevole, a causa della natura nevrotica dei soggetti coinvolti e dei temi stessi sui quali si danno manforte, i toni mantengono un livello di esasperazione che oscilla tra la folla con le fiaccole in Transilvania e Sgarbi che si accorge in piena notte di aver finito la bamba.
  • Inquisizione: è il tipo di interazione con cui il soggetto esordisce nelle discussioni con utenti di specie non nevrotiche. Il D.N. vede un contenuto che non approva – definizione che copre la quasi totalità dello scibile universale – e sceglie di intervenire agitando versetti veterotestamentari o santini di Ruud Gullit per sedare sul nascere ciò che ai suoi occhi è (sempre, foss’anche un fermo immagine di Peppa Pig) una pericolosa eresia da purificare col sangue. Il risultato, malgrado le intenzioni torquemadesche, è perlopiù assimilabile all’inquisizione spagnola rappresentata dai Monty Python.
  • Non vedo, non sento, ma parlo: una volta lanciatosi con la foga di Gattuso in dibattiti che non ha strumenti per gestire, il D.N. si ritrova nella pruriginosa posizione di facile bersaglio dell’ironia o della semplice logica. Accerchiato dai fantasmi di Aristofane e Voltaire, e deciso a rimanere impermeabile alle opinioni altrui, il soggetto opta quindi per la fuga, premurandosi di avere l’ultima parola: si lancia così in un esagitato turpiloquio con accenni di dannazione eterna verso il suo interlocutore, per poi bloccarlo immantinente.
Capitolo 16: Fascismo e dittatori in genere

Politicamente il D.N. si posiziona a destra, in virtù del conservatorismo al quale è predisposto, ma per via della sua condizione nevrotica – e di una concezione di “sinistra” che va da Pol Pot al celerino che mena i manifestanti con poca convinzione – non può accontentarsi di una destra moderata; tende perciò verso le frange più estreme. I movimenti di estrema destra sono per il D.N. l’alveo perfetto in cui convogliare le lotte contro la modernità, la convinzione di avere Dio dalla propria parte, il disprezzo generalizzato verso il prossimo, un sostanziale razzismo di fondo e il controllo tanto auspicato sulle donne.

In barba al messaggio di amore universale del vangelo, il soggetto rifiuta la libertà dei singoli e auspica il pugno di ferro per gli eretici di ogni sorta; ha perciò un innato amore per le dittature, purché siano di destra, anche se naturalmente non ha mai vissuto alcun tipo di dittatura sulla propria pelle, e tende quindi a idealizzare tanto quelle del passato quanto quelle del presente e modellarle sulle proprie convinzioni e su pirotecnici racconti ascoltati nei peggiori bar di Caracas.

L’immaginario del D.N. in questo senso ricorda un esperimento fantasy affidato a un consumatore di peyote: da un lato il paradiso fascista con gli angeli in camicia nera a bonificar paludi e gestire le stazioni mentre nell’aria si propaga la dolce eco delle puerpere felici, e dall’altro l’inferno comunista fatto di auto elettriche e drag queen intente a ravanare in pentoloni ricolmi di bambini mentre dagli altoparlanti Greta Thunberg declama la ricetta dello stufato di cavallette.

Capitolo 17: Avvertenze per gli incontri ravvicinati

La vita del D.N. sulle piattaforme è saldamente ancorata a due obiettivi: la conservazione della specie e la delegittimazione tombale di tutte le altre. Per questa ragione, come si può facilmente evincere dalle illustrazioni finora riportate, gli incontri ravvicinati con un esemplare possono trascinare un interlocutore poco attrezzato in lidi particolarmente fastidiosi del dibattito social, senza alcuna prospettiva di costrutto né tantomeno di rispetto reciproco.

L’avvicendamento con il D.N. può sembrare un divertente passatempo sadico, ma va affrontato con particolare cautela, sia che il contatto avvenga intenzionalmente sia che si rimanga vittime dell’invadenza morbosa descritta nel capitolo 2; il consiglio, per chiunque non abbia velleità satiriche o particolari feticismi per il disagio, è quindi di evitare il più possibile le interazioni con i membri della specie, volontari o involontari.

Qualora invece si proceda, è importante scegliere con cura l’esemplare a cui approcciarsi: ogni individuo segue le linee guida fin qui mostrate, ma esiste un risicato margine soggettivo entro il quale si muove di fronte alla varietà degli argomenti trattati. È essenziale prestare grande attenzione al commento d’acchito, per inquadrare la direzione del botta e risposta, che può portare al più classico e innocuo bigottismo parrocchiale, ma può anche trascinare, nei casi più estremi, in universi psicotici virtualmente infiniti dove tutto si unisce, dai vaccini alla geopolitica, fino al significato eversivo e demoniaco delle giacche di Colapesce e Dimartino.

Capitolo 18: Considerazioni finali

Giunti alla fine di questa estenuante fenomenologia, va detto che ci sono diversi altri tratti caratteristici del Devoto Nevrotico che, per ragioni editoriali e di mantenimento della sanità mentale del sottoscritto, sono rimasti fuori dal presente studio. Quella del D.N. è senza dubbio una delle specie più affascinanti dell’universo digitale, che ad uno sguardo distratto può sembrare abbia già chiarito fin troppo la propria dimensione, ma che al contempo vive un perenne adattamento ai nuovi meccanismi collettivi, e da un momento all’altro può stupire con nuovi ed esilaranti paradigmi sociali.

Il legame fondante della specie con la religione canonica racchiude un dualismo ravvisabile in pochissime altre specie: da un lato i soggetti rivendicano in maniera esasperata il credo, nella cecità totale tipica delle fedi tossiche, rifiutando qualsiasi elemento che possa intaccare anche il più piccolo dei dogmi; dall’altro usano questa stessa perenne rigidità per indirizzare – con trucchi retorici e benaltrismo d’accatto – i temi trattati verso una linea concessiva nei riguardi dei propri simili e dei bisogni pratici della sua comunità. Analogamente alla copertura della pedofilia nel clero che tanto scandalo rappresenta per il mondo civile, e ancor di più dovrebbe rappresentare per loro, i Devoti Nevrotici non lesinano su pirotecniche giustificazioni o volontari insabbiamenti delle azioni del loro gruppo, siano esse reati penali o battaglie ideologiche che il loro stesso Dio condannerebbe, figuriamoci quel capellone di suo figlio.

In conclusione, quella dei Devoti Nevrotici è una comunità chiusa che non si accontenta di essere tale e insegue un’egemonia secolare che grazie all’avvento dei social sembra aver riguadagnato terreno dopo lunghi periodi di magra e allargato il proprio raggio d’azione, pesantemente ridotto in epoche passate dall’avvento di eventi infausti quali la nascita dell’illuminismo o l’invenzione del caucciù. Anche nelle menti dei più giovani esemplari della specie affonda un’atavico desiderio di dominio sul prossimo, in virtù del quale è sostanzialmente inutile confidare in interazioni dagli esiti positivi. Perciò l’approccio consigliato è la sostanziale indifferenza oppure l’avvicendamento ponderato, calibrato sul proprio livello di sopportazione e in ambiente sicuro.

Non fate gli eroi; potreste ritrovarvi nello stesso limbo cerebrale di Flavia Vento.

Le Fenomenologie Illustrate torneranno prossimamente con una nuova specie meno sfibrante. Forse. Prima di salutarvi vi ricordo, come sempre, che chiunque voglia segnalare esemplari interessanti, cimentarsi nella redazione di una fenomenologia o maledire mia madre per aver messo al mondo l’anticristo può farlo ai contatti presenti nella pagina dedicata.

Alla prossima, e state lontani dalla galera.


Una replica a “Il Devoto Nevrotico”

  1. Avatar Oltre la Luce – Plautocrazia

    […] ufficialmente la mascotte del Giubileo 2025, destando una discreta ilarità e qualche polemica dai soliti invasati di cui per questa volta non ci […]

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