Rosario Outrage

Fuorionda, cazzotti e l’abisso tra chi ha talento e chi si mette in coda su Twitter

Uno degli ostacoli psicologici più grossi che incontro di questi tempi – ma che mi conservo la dignità di non patologizzare – è il trovarmi costantemente a rivalutare personaggi che se mi vedesse il me stesso di qualche anno fa probabilmente mi darebbe la caccia con un’ascia in mano. Mi succede di continuo (e forse sarà pure la vecchiaia ma non solo quella) di osservare il capitale umano che offre la società odierna e pensare che a ‘sto punto era meglio la dottrina nazional-socialista, Drugo. Mi è capitato di rimpiangere i Vanzina osservando il successo di Pio e Amedeo, di rivalutare il bagaglino di fronte alla desolazione di programmi comici in mano a Gregoraci e Lamborghini, per non parlare del dolore lancinante del mio intestino ogni volta che ho pronunciato la frase “Rispetto a questi qui, [Berlusconi/Craxi/Andreotti/…] era un gigante”.

Certo, è una celebrazione del meno peggio, come le primarie del PD o i programmi condotti da Marco Liorni, ma è comunque una rivalutazione che un poco di fastidio interiore me lo crea. Così, quando martedì si è alzato il solito polverone da una pozzanghera per il fuorionda di un giornalista che ha ironizzato su Fiorello e le 12 trasmissioni che daranno alla figlia dopo la canzoncina in diretta per la festa del papà, ho seguito le reazioni scomposte dell’internet e degli addetti ai lavori ed eccola lì, ancora una volta: la scimmia era di nuovo sulla mia schiena a dirmi “Ma sai che, dopotutto, Fiorello…”.

Tenete pure il ditino abbassato, non sto dicendo che non sia bravo – forse addirittura il migliore – in quello che fa; il talento di Fiorello è cristallino e innegabile, e chiunque riesca a trasformare quello dell’animatore da villaggio in un lavoro così redditizio per decenni ha comunque tutta la mia stima, soprattutto perché stando in televisione non gira tra gli ombrelloni a proporre i giochi-aperitivo, e di questo l’umanità gli è immensamente grata.

La questione però è un’altra, ed è indipendente dai gusti di chi, come il sottoscritto, in tutta la vita avrà riso sì e no a una decina di gag di San Rosario Tindaro da Catania. La questione – me lo ha spiegato benissimo la scimmia – è che avere desolazione intorno ti assurge a genio assoluto più dell’essere realmente genio; era così per Berlusconi, che pareva un pagliaccio megalomane quando in Parlamento sedevano politici, e oggi che alla Camera siedono influencer e saltimbanchi è innegabilmente più statista Silvio da morto che Lollobrigida da vivo; è così per Fiorello, che oggi pare Gigi Proietti per il solo fatto di saper fare televisione in mezzo a un deserto di gente che senza caricabatterie dell’iPhone finirebbe alle mense della Caritas in una settimana.

Di fronte al fattaccio, quelli che la televisione non la sanno fare (e che naturalmente diventano Amministratori Delegati della TV pubblica) non hanno trovato nulla di meglio che annunciare in pompa magna un provvedimento disciplinare per il dissidente Piergiorgio Giacovazzo; altri, col patentino di giornalisti, ma che la televisione non la sanno comunque fare (e per questo fanno i giudici in quell’inno alla stampella che è Ballando con le stelle) si sono lanciati in mirabolanti teorie sul silenzio sospetto di Fiorello dopo l’intervento del Geometra Calboni di Roberto Sergio, che avrebbe dimostrato che lo showman fosse d’accordo col provvedimento, o addirittura fosse stato proprio lui a chiederlo, e ha scelto di tacere avallando tutto questo invece di “fare il signore” (gergo moderno per “comportarsi come voglio che pensiate farei io al posto suo”).

Ecco, mi soffermerei sul silenzio. Il silenzio a cui si fa riferimento è ovviamente quello social, e nella desolazione di oggi è il peggior crimine che si possa commettere: come ti permetti tu, protagonista della cronaca, di non rispondere pubblicamente alle domande impertinenti sulla figlia che ti hanno ammazzato 10 minuti fa? Come ti permetti, calciatore, di non pubblicare un post su Instagram dopo un caso arbitrale che ha fatto venire l’ulcera ai tuoi tifosi? Come ti permetti, personaggio eletto a notizia del quarto d’ora schizofrenico attuale, di non soddisfare le fregole di tutti i Salsiccione33 e Gattara76 con una dichiarazione, una reazione, un’inquadratura nascosta, una promessa, una poesia di Leopardi, un argomento a piacere, una cosa qualsiasi che ci confermi che la vita dello star system dipenda tantissimissimo dall’opinione di noi che stiamo sul divano in mutande a spolliciare sullo smartphone? Come ti permetti, Fiorello, di tenerti quell’ottimo materiale per sketch fino alla mattina successiva?

Un giorno la scuola dell’obbligo dovrà rispondere di una popolazione rassegnata ad aspettare 2 anni per un’ecografia che non regge qualche ora di attesa per veder finire un bisticcio televisivo, ma non è questo il giorno. Comunque qualcuno con un lavoro di fantasia come “social media manager” o “direttore di rete” deve aver implorato Fiorello di tenere in piedi la baracca di quelli che non sanno fare la TV senza iPhone e hashtag, dato che alle 5 di mercoledì mattina sui social di Fiorello è comparso un video di un paio di minuti pieno di “ci siamo chiariti”, “l’abbiamo sistemata tra noi”, “sono cose che capitano”, “la reazione della Rai è stata eccessiva”, “se si sentissero i miei fuori onda chissà che succederebbe”, “è già tutto risolto” e tutte quelle frasi a voce roca e volume basso che qualsiasi Padrino benevolo direbbe al picciotto che ha osato disturbarlo nel giorno del matrimonio della figlia.

Inutile dire che quelli che non sanno fare la televisione, alle 5 di mattina, stavano già con la bava alla bocca a ripubblicare ‘sti due minuti di video con la sacralità dell’enciclica, troppo presi ad arrivare per primi nella corsa al retweet da fermarsi a distinguere le volute sfumature corleonesi dalla raucedine del mattino. Inutile dire che sulle testate nazionali che per ore avevano teorizzato sui silenzi, 10 minuti dopo fioccavano brillanti e originalissime analisi: quanto è magnanimo Don Tindaro, quanto è stata intelligente la replica (e buonanotte al vocabolario), quanto ha difeso la libertà di espressione, quanto je rode a Roberto Sergio, quanto ha rassicurato tutti noi quel video, quanto è un BEL mattatore, un santo, un apostolo.

Intanto però Fiorello ha fatto il suo, nel suo programma, usando il fuorionda e le notizie a riguardo per il suo spettacolo, per fare battute su un ipotetico Sanremo condotto da sua figlia con Morgan e per una gag con finto fuorionda in chiusura. Intanto, per quanto saranno messi in relazione gli ascolti altissimi con le polemiche social, la realtà è che è proprio il silenzio di Fiorello ad aver creato aspettativa; è l’assenza di reazione a caldo ad aver tenuto sulle spine il pubblico; a fare la differenza (e gli ascolti) è il mestiere di chi sa riconoscere materiale abbastanza valido da non poter essere buttato alle ortiche per dar da mangiare alle frustrazioni di fragolina68, o alla dipendenza da bufere inesistenti dei giornalisti pagati a patatine.

Mi ha ricordato – e vi assicuro che il mio disamore per Fiorello sta organizzando un golpe intestinale mentre scrivo questo parallelo – il pugno di Will Smith agli Oscar e la successiva reazione di Chris Rock. Mentre noi utenti dell’internet facevamo i meme e mettevamo in piedi tribunali improvvisati per il cazzotto, poi per la battuta, poi per l’occhiata di Jada che ha smosso l’orgoglio del Principe di Bel Air, Fiorello Chris Rock faceva quello che fanno gli artisti, soprattutto i comici: non ha dato in pasto gratis a squali affamati e schizofrenici ciò che gli stessi squali avrebbero in futuro pagato profumatamente per sentire a teatro.

Ricordo le teorie di allora sul silenzio di Chris Rock dovuto sicuramente al trauma della violenza subita, al senso di colpa per aver turbato l’attrice con l’alopecia e tutte quelle cose su cui gli scarsi praticano autoerotismo mentre quelli di talento scrivono “Selective Outrage” e aspettano gli assegni in bianco marcati Netflix. Avete visto Chris Rock frignare sui social? L’avete visto ospite da Fazio Oprah a spiegare quante sedute dallo psicologo gli siano servite per superare la cosa? L’avete sentito interpellare Roberto Sergio per licenziare Piergiorgio Giacovazzo Will Smith? Lo avete sentito emettere editti bulgari di Berlusconiana memoria? No. Certo che no, perché è Chris Rock, non Hanna Gadsby o il principe Harry, o la Ferragni.

C’è differenza tra chi sa fare la televisione e chi in televisione ci va trascinato da un contesto favorevole, finché il contesto regge: i primi non hanno bisogno di rincorrere il pubblico, né di assecondarlo, non devono dare corda ai pruriti della casalinga di Voghera o alle bizzarrie psicosomatiche degli adolescenti; non dipendono da una statistica a dimensione di spolliciate sugli smartphone, perché è il loro talento a fare i numeri, e non il contrario. Quelli che sanno fare la televisione possono permettersi di fare ascolti alle 7 di mattina per scelta in una nazione in cui gli ascolti buoni li fanno a malapena i quiz in orario pasti, mentre agli altri tocca mettere la sveglia alle 5 per non perdere il treno dei like con cui pagano le bollette.

Parafrasando Woody Allen: chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna ginnastica, e quelli che neanche la ginnastica stavano in coda su Twitter, a sbavare su Fiorello.

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