
Ricordo distintamente di aver sentito fare una battuta a un comico, non ricordo chi fosse il comico né quanti anni siano passati, anche se potrei asserire con quasi assoluta certezza che sia successo prima che Zuckerberg aprisse il vaso di Pandora. Ricordo la battuta, e faceva più o meno così: “È giusto tenere pulita la città, è un dovere civico, ma immaginate di essere degli alieni che arrivano sulla terra e vedono me che raccolgo con cura lo stronzo ancora caldo del mio cane: chi pensereste che governa il mondo? Gli uomini o i cani?”. Chi immaginava che qualche anno dopo quella buona battuta diventasse una posizione politica?
Da qualche giorno a questa parte l’opinione pubblica (scusate l’eufemismo) è in subbuglio per un’intervento della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità (scusate la bestemmia) Eugenia Roccella, in cui se l’è presa con chi dà nomi umani agli animali condendo il tutto con una serie di ragionamenti (scusate il… Vabbè, avete capito) su come questa prassi ormai consolidata di trattare gli animali domestici come figli sia dannosa per quella natalità di cui l’Italia avrebbe tanto bisogno.
Bisogna capirli, i membri di questo governo: hanno poche idee estremamente confuse, pochissima familiarità con il funzionamento del web – nonostante sia grazie alle starnazzate sui social che la maggior parte di loro sta lì – e soprattutto, come racconta magnificamente Luca Bizzarri, non hanno un amico. Lo dimostrano ogni giorno facendo figuracce così plateali che immagino Guzzanti sia invidioso di non averle pensate prima, lo dimostrano su ogni mezzo di comunicazione, lo dimostrano ad ogni livello di responsabilità e non può certo essere esentata la Roccella, che evidentemente non ha nessuno abbastanza affezionato a lei da suggerirle quei 3-4 argomenti da non toccare mai su internet a meno di non essere un comico eccellente, una scrittrice grassa e malata, un masochista o Alessandro Barbero.
L’argomento più intoccabile della rete, si sa dai tempi del 56k, sono gli animali domestici (in un continuo testa a testa con i bambini, guarda un po’ che caso), e come tutti gli argomenti intoccabili è pieno di contraddizioni: io vorrei tanto difendere quelli che chiamano il proprio cane Eugenio, ma se è vero che ognuno il proprio cane lo chiama come gli pare, non capisco perché se nomino Nathan Falco Briatore siamo tutti d’accordo che sia un nome cretino di cui ridere. Vorrei tanto difendere chi dice che paragonare il comprarsi un cane all’avere un figlio è una cosa indegna, ma molti di questi sono gli stessi che parlano del loro cane, gatto, gnu o drago di Komodo autodefinendosi “il suo umano” senza essere comparse di un film di Mel Brooks. Vorrei tanto dar ragione a quelli che trovano aberrante parlare di “bisogno di famiglia trasferito sugli animali”, ma se ogni volta che vado al ristorante c’è qualcuno che per mangiarsi una pizza con gli amici lascia i figli alla babysitter e i nonni all’ospizio ma si porta dietro il cane, “tanto è buonissimo, sta qui e non dà fastidio”, ecco, è molto molto difficile.
È molto difficile sostenervi, amici miei, soprattutto perché in questa allucinazione collettiva per cui su qualsiasi argomento si deve prendere una posizione netta e uno schieramento a scatola chiusa per non essere bollati in eterno come appartenenti all’altra curva, l’alternativa è sostenere che la Roccella abbia ragione. E purtroppo un po’ di ragione, mi spiace darvi questa brutta notizia, ce l’ha: in quel che ha detto c’è qualcosa di vero, come in quasi tutte le dichiarazioni dei politici (se escludiamo Gasparri e il suo circolo di bocce) per il semplice motivo che chi partecipa allo schifo in cui abbiamo trasformato il dibattito politico non trae conclusioni partendo dalla ragione, ma cerca delle ragioni che sostengano le conclusioni che aveva già deciso in precedenza. Mentre annuire ricordatevi che è né più né meno quel che avete fatto voi correndo su Google per cercare i nomi degli animali domestici dei membri del governo per poi dire “Vai a dirlo alla Meloni che il suo cane l’ha chiamato Martino”. Non guardatemi così, lo avete fatto; lo so io, lo sapete voi, non fingete.
La Roccella ha detto malissimo e con un pessimo secondo fine una cosa che però è assolutamente vera: la gente compra animali domestici e fa bambini per ragioni che – se togliamo quelle religiose – sono praticamente le stesse, e se pensate che non sia così smettetela di rispondere “Ho già due gatti” quando la zia rompipalle a Natale vi chiede quando fate un figlio, smettetela di fare i funerali ai criceti scrivendo post struggenti sui social per urlare al mondo che Hamtaro era e sarà per sempre un pezzo di voi, ma soprattutto smettetela di portarvi il cane al ristorante, che sarà anche più tranquillo di un seienne, ma almeno il seienne fastidioso può sbattere su uno spigolo mentre corre e risollevare il morale al resto dei commensali.
La realtà è che i social in cui vi scambiate complimenti, cuoricini e endorfine sotto le foto delle vostre bestie da compagnia (sì, l’ho scritto apposta) vi hanno convinto – come hanno convinto i novax di essere nel giusto, i 5 stelle di aver fatto la rivoluzione e Elon Musk di essere un genio visionario invece che un personaggio ridicolo buono per un film con Edward Norton – che l’amore per gli animali sia una questione politica importante quanto quella degli asili nido, che l’empatia (nel significato errato a cui vi siete abituati) debba essere un obbligo per tutti, che l’unica società giusta è quella a immagine e somiglianza vostra e delle vostre bestie, che non poter fare in mezzo agli altri tutto ciò che fate a casa sia da considerare un trauma e che di questo trauma se ne debba occupare gente a cui date il voto seguendo la stessa inesistente obiettività.
A forza di trattarli come umani, avete tolto la coda ai cani, che una volta ce l’avevano, come avevano nomi da cani (o tutt’al più da calciatori brasiliani). I cani avevano un ruolo e un’identità – parola di cui vi piace tanto riempirvi la bocca – che avete smussato e ritagliato intorno ai vostri comodi per anni; se ora quando chiamate il vostro Pierugo nessuno sa a quale specie appartenga la creatura che risponderà, non potete certo dare la colpa ad una ministra senza amici.






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