UNAThinker

In morte di Ted Kaczynski                                    

Vi scoverò i nemici per voi così distanti
E dopo averli uccisi sarò fra i latitanti
Ma finché li cerco io, i latitanti sono loro
Ho scelto un’altra scuola. Son bombarolo

Fabrizio De André

Ho conosciuto Theodore Kaczynski tre volte nella mia vita: la prima volta dalla cronaca, la seconda dalla TV e la terza dal suo manifesto; queste tre persone estremamente diverse sono morte nello stesso corpo il 10 giugno scorso.

Il primo che ho conosciuto era UNABomber, il pazzo assassino che tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90 mandava in giro per gli Stati Uniti pacchi bomba che in totale hanno fatto 3 morti e una ventina di feriti. Un serial killer che ha terrorizzato l’America in un modo capillare come nessun altro prima o dopo di lui: neppure Ted Bundy, neppure Saddam, neppure Bin Laden, neppure i Nickelback. Chiunque poteva essere una sua vittima – perché chiunque riceve posta prima o poi – e anche quando si realizzò che i suoi obiettivi erano sempre in qualche modo legati alle università e agli aeroporti (da cui UNiversity Airport Bomber – UNABomber) gli americani continuarono fino al suo arresto – e forse anche dopo – ad aprire buste e pacchi con il terrore che da un momento all’altro potessero esplodere, ché pure i postini fan confusione; non si sa mai.

Il secondo che ho conosciuto è Theodore “Ted” Kaczynski, personaggio di Manhunt: UNABomber, prima stagione della serie TV antologica Manhunt dedicata ai dinamitardi: un killer che sa il fatto suo tanto da giocare con la polizia, un delinquente metodico e scrupoloso abbastanza da sfuggire a tutti i metodi investigativi fino ad allora utilizzati dall’FBI e catturato soltanto grazie alla linguistica forense che all’epoca era a malapena considerata una scienza, ma anche un uomo che usava il crimine come strumento per raggiungere un fine ben preciso – diffondere il suo pensiero profondamente antisistema – e che in un modo o nell’altro è riuscito ad ottenere, costringendo i maggiori giornali americani a pubblicare interamente il suo manifesto. Un uomo complesso, decisamente lontano dal prototipo del pazzo da manicomio e decisamente più vicino a quello di un fiero rivoluzionario, convinto delle proprie idee tanto da rifiutare una riduzione di pena per incapacità di intendere e di volere, perché il suo pensiero non fosse etichettato come semplici deliri di un matto.

Il terzo che ho conosciuto è FC, acronimo di Freedom Club, nome del fantomatico collettivo con cui è firmato “La società industriale e il suo futuro”, una delle opere di saggistica socio-economica più brillanti che abbia letto in vita mia, allo stesso tempo manifesto eversivo e analisi centrata della realtà; un concentrato di concetti, deduzioni e previsioni a cui FC si è dedicato per anni perfezionandoli a tal punto da sfuggire alla damnatio memoriae a cui sono destinate solitamente le opere di chi compie reati simili e finire tra i testi discussi nelle aule di filosofia e sociologia. FC è ciò che rimane dopo la morte di Theodore Kaczynski, è il lato più illuminante di un essere umano stratificato ed è più presente nella società di oggi di quanto la società stessa sia disposta ad ammettere.

Prima che vi affrettiate ad accusarmi di tessere le lodi di un assassino, lasciate che vi chiarisca una cosa: è esattamente così.

Questo pezzo è l’elogio funebre di un killer, di un visionario, di un filosofo, di un rivoluzionario, di un bombarolo, di un’idealista disposto a tutto. Non è l’elogio dei suoi crimini, ma di ciò che lo ha mosso fino all’attimo prima di imbucare le sue buste con sorpresa nella cassetta della posta, e se in questo momento sentite l’impulso di gridare al mondo che quel che sto scrivendo non è accettabile in un paese civile, beh, anche la vostra reazione è scritta nel manifesto di UNABomber. Forse dovreste leggerlo.

Ted Kaczynski sosteneva una tesi: la società industriale e la forza propulsiva con cui essa si è fatta largo in ogni ganglio della vita sociale hanno generato sofferenze psicologiche, disgregazione sociale, disumanizzazione del singolo e privazione della dignità di chi non riesce a stare al passo, siano essi persone, nazioni o interi continenti. Perpetrare questo sistema darà vita a nuovi poveri, libertà negate, distruzione della natura e sempre più potere per personaggi senza scrupoli, perciò l’intero sistema va ricostruito dalle fondamenta il prima possibile per limitare i danni. Sembrano le parole di quel sant’uomo idealista e pacifista di Pippo Civati, e invece sono quelle di un killer. È davvero così importante?

Durante la sua vita, e in virtù delle sue convinzioni, decise di andare a vivere nella famigerata capanna, senza luce, senza riscaldamento, senza comfort ma immerso interamente nella natura, un luogo in cui vivere senza prendere parte in nessun modo al processo di devastazione ambientale che minava il futuro non solo degli ecosistemi ma anche, in seconda battuta, degli esseri umani. Se invece di vivere in una capanna di legno fosse stato un ragazzino che lancia zuppa su un quadro o imbratta un monumento a favore di smartphone urlereste che va ascoltato e dareste dei fascisti a chi lo vuole zittire, eppure…

All’interno del suo manifesto, FC fa una profonda analisi dei comportamenti di chi si definisce di sinistra e di come l’accumularsi delle istanze di minoranze, gruppi etnici, sociali, sessuali o religiosi sostenute a prescindere abbia fatto naufragare tutto verso eufemismi, correttezze forzate, attenzioni lessicali politicamente corrette e altre amenità che non hanno nessun effetto sulla vita reale, sono volte soltanto al mantenimento di un’immagine moralmente superiore e finiscono per mandare in totale corto circuito i dibattiti a sinistra. Lo diceva negli anni ’70 da un capanno senza corrente, e voi ve la prendete con il PD sui social pensando che il problema sia questo o quel segretario.

Ted si firmava FC nelle sue lettere e nel suo manifesto perché aveva capito come sfruttare i media prima ancora che si chiamassero media: si firmava Freedom Club e parlava al plurale perché un uomo che urla e minaccia è soltanto un pazzo, ma un collettivo è qualcosa a cui prestare attenzione; perché più dei numeri reali contano i numeri percepiti e – parole sue – “Per fare le rivoluzioni non servono le grandi masse. Serve un piccolo gruppo molto rumoroso, fatto da gente estremamente convinta e disposta a tutto; le masse arriveranno quando il sistema dirà loro di farlo”. Se oggi fate un giro sui social vi sembrerà che tutto il mondo sia diventato animalista, che i vegani siano una moltitudine, che i novax siano milioni, quando in realtà sono 4 gatti che fanno esattamente ciò che diceva FC, e la politica finisce per occuparsene, così come le TV, i giornali e tutti gli altri mezzi di comunicazione.

Potrei andare avanti ore, ma chiudo con un’ultima cosa: la rivoluzione che Kaczynski auspicava era dichiaratamente non politica. Anzi, sosteneva che i rivoluzionari dovessero sfuggire il più possibile alla tentazione di prendere effettivamente il potere politico, che volenti o nolenti finirebbe per trasformare chi insegue gli ideali della rivoluzione nel futuro regime dominante. I rivoluzionari devono invece continuare ad essere rivoluzionari e combattere ovunque ci sia da combattere, e se tutto questo non vi riporta a Che Guevara che abbandona il suo ruolo di potere a Cuba per andare a combattere in Bolivia, beh, forse dovreste ripassare i libri di storia invece di leggere i miei sproloqui.

Il 10 giugno 2023 è morto un assassino.

Il 10 giugno 2023 è morto un ambientalista.

Il 10 giugno 2023 è morto un criminale.

Il 10 giugno 2023 è morto un filosofo estremamente brillante.

Il 10 giugno 2023 è morto un rivoluzionario.

Il 10 giugno 2023 è morto un osservatore che aveva capito molte, moltissime cose.

Il 10 giugno 2023 è morto un uomo con cui – nel bene e nel male – la società di oggi condivide molto più di quanto sarà mai disposta ad ammettere. Anche tu che adesso stai storcendo il naso.

Il 10 giugno 2023 sono morti UNABomber, Theodore Kaczynski e FC. Tre persone estremamente diverse nello stesso corpo.


Una replica a “UNAThinker”

  1. Avatar Citofonare Berkeley – Plautocrazia

    […] non li legge nessuno: il loro best seller assoluto del 2024 – il manifesto di UNABomber, tutt’altro che fascista – ha venduto meno di 700 copie. Gli altri, quelli revisionisti per davvero, si attestano su […]

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