
Bentornati a un nuovo episodio delle Fenomenologie illustrate. Quello di oggi è un episodio dallo sviluppo imprevisto, dato che la specie di cui fanno parte gli esemplari illustrati di seguito era già da tempo (ed è ancora) oggetto di studio, ma i risultati elettorali della tornata regionale dello scorso weekend hanno portato alla luce – sarebbe meglio dire a galla – numerosi elementi rappresentativi di una particolare e sempre più invasiva sottospecie, rendendo quindi necessario un lavoro di mappatura circoscritto alla suddetta specifica nicchia di esemplari, data l’altissima probabilità di incontrarli in questi giorni di risultati elettorali netti e pomate lenitive.
Sebbene i tratti comportamentali di interesse siano moltissimi, questa puntata speciale si concentrerà unicamente sull’analisi di comportamenti registrati in concomitanza con le reazioni che la sottospecie manifesta – con particolare enfasi – nella prima fase di elaborazione psicologica di eventi traumatici quali il palesamento di realtà fattuali, l’evaporazione dell’alcol o la democrazia. Lo studio sarà quindi più breve dei precedenti (non che ci volesse molto, a dire il vero) a fronte di una futura e più completa fenomenologia dell’intera specie; insomma, consideratelo un teaser.
Ora bando alle ciance e cominciamo.
Fenomenologia Illustrata del Sovranista Trombato
Premessa
Il Sovranista Trombato (nome scientifico: dexterio-reprobatus) è allo stato dei fatti una mutazione del Sovranista Digitale; una sorta di condizione più o meno temporanea in cui i membri della specie possono incorrere, e che influisce sul comportamento – già discretamente viziato da abuso di anfetamine e dalla visione di Nicola Porro – con un deciso inasprimento della dialettica, nonché dell’atavico desiderio di ballare sui cadaveri e bere il sangue dei partigiani.
Tale mutazione, fino a pochi anni fa circoscrivibile temporalmente ai soli periodi a ridosso di uno spoglio sfavorevole, con l’apporto della banda larga e del porno gratuito è diventata una condizione cronica, in perenne acutizzazione, dalla quale una consistente parte di popolazione della specie non è più in grado di scostarsi. La conversione da fase passeggera a patologia ha causato un travaso di comportamenti estremi, dal bacino delle condotte transitorie all’etologia di base, in ordine di grandezza tale da giustificare la definizione di sottospecie.
Prima di sviscerare i tratti fondamentali è d’obbligo chiarire che tutti i casi illustrati riportati di seguito, ad esclusione di un paio di titoli di giornale, sono stati registrati nell’arco delle ultime 48 ore, a seguito delle vittorie conclamate del centrosinistra alle regionali in Umbria e Emilia-Romagna. Tale precisazione si rende necessaria per mostrare a quale livello di schizofrenia comportamentale sia arrivata la specie, e per avvertire eventuali viandanti digitali del grado di aggressività preistorica nella quale potrebbero incappare.
Capitolo 1: Caratteristiche fondamentali
Il Sovranista Trombato (da qui in avanti solo S.T.) è una derivazione del Sovranista Digitale, specie autoctona dell’universo social che affonda le narici – con conseguente mancanza di ossigenazione – nel coacervo di specie analogiche caratterizzate da nostalgia per il fascismo, riluttanza nei confronti di libri senza copertina spugnosa, predisposizione all’uso della clava e disprezzo trasversale di vari aspetti della realtà quali le diversità umane o culturali, le scienze nel loro complesso e alcune varietà di felce con foglie dall’accentuata sfumatura rossastra.
Il complesso dei comportamenti della specie di seguito descritti è perciò delimitabile alle sole interazioni social: ad esclusione di un risicato numero di esemplari, perlopiù abbonati a curve calcistiche, le idee aberranti e la strabordante violenza verbale che il S.T. manifesta con toni da guerriglia – mentre siede sul water usando lo smartphone con la mano sinistra e pensando a sua cugina con la destra – rimangono espressione di disagio psicologico e degrado lessicale che il soggetto tende a reprimere nella vita reale, anche in ambiente controllato, affogando la vergogna dei vili in litri di prosecco al bar dello sport.
In linea con la definizione di “leone da tastiera”, il S.T. apre invece i rubinetti delle acque reflue quando si affaccia sulle bacheche social, nelle quali, protetto dalla virtualità, propone una vasta gamma di atteggiamenti che va dalle pernacchie infantili fino alle minacce di morte, passando per slogan nazisti e scoregge con le ascelle. La radice di tali lodevoli dimostrazioni di dialettica è rintracciabile, in termini meno esasperati, nella psicologia comportamentale del Sovranista Digitale a cui il soggetto è ascritto, ma le batoste elettorali – in aggiunta alla condizione cronica del S.T. – acuiscono in maniera esponenziale i suddetti comportamenti, sfociando in una capacità argomentativa a metà tra Morgan in astinenza da crack e Alec Baldwin quando il cameriere sbaglia l’ordinazione.



Capitolo 2: Mutazione irreversibile e nascita della specie
La letteratura a nostra disposizione ci racconta che – anni di piombo a parte – gli antenati del S.T. vivevano tutto sommato in discreta armonia con l’ambiente circostante, la pluralità delle idee e in generale con l’ordine costituito. Seppur con equilibri sempre in bilico, la cadenza delle tornate elettorali veniva vissuta dal soggetto come periodo critico circoscritto ai singoli scrutini: nelle settimane precedenti all’evento e in una manciata di giorni successivi, il S.T. era preda di un agonismo politico particolarmente accentuato, ma ancora abbastanza sano da sgonfiarsi in breve tempo e tradursi in una – seppur già rancorosa – accettazione della volontà popolare.
Nel nuovo millennio, l’avvento della banda larga e la chiusura di Bim Bum Bam hanno intaccato in maniera permanente la percezione di tale ciclica ritualità, nella quale il soggetto – spaesato dall’improvvisa assenza di Uan – non si ritrova più. Il nuovo habitat virtuale e l’illusione collettiva dell’importanza delle piazze digitali hanno cancellato ogni traccia dei periodi di “letargo politico”, che garantivano il necessario defaticamento post-elezioni, dando invece al S.T. un luogo in cui il voto e l’agonismo esasperato non finiscono mai, e nel quale i più reconditi desideri animaleschi del soggetto non solo possono manifestarsi, ma ricevono apprezzamento e sostegno sotto forma di like, dopamina e retweet da parte di Elon Musk.
È stato proprio questo drastico mutamento del metabolismo a segnare la nascita della specie, dando dimensione cronica ad una condizione fino ad allora legata a fugaci periodi. Nella sua nuova veste di caso patologico irreversibile, il S.T. non ha più margine per somatizzare la propria condizione di trombato ai seggi, accumula livore progressivo, e alla trombata successiva reagirà con sfoghi talmente inopportuni da dover essere misurati con la Scala Sgarbi.




Capitolo 3: La democrazia secondo gli hooligan
Seppur nata in funzione del rito elettivo, l’intera specie rifugge con enorme ribrezzo i fondamenti del cerimoniale democratico. Il soggetto affronta il risultato di una qualsivoglia elezione, per via della sua dimensione aleatoria, con l’unico approccio che riesce a concepire di fronte a fenomeni dall’esito incerto, e cioè quello dell’hooligan coi polmoni pieni di polvere d’angelo: cori insultanti e slogan grotteschi fino al fischio finale, poi bombe carta contro la curva opposta e negazione ringhiosa della realtà fattuale fino alla prossima di campionato. Così come un hooligan non supererebbe mai un esame di teoria dello sport, così il S.T. non ha la minima idea di quali siano le regole del gioco, e non ne percepisce minimamente l’importanza, preso com’è a trovare una rima di chiusura per il coro “La mamma della Schlein è un puttanone”.
Alcuni soggetti, non ancora del tutto obnubilati dalle feniletilammine, mantengono vaghi ricordi di concetti come l’equità del confronto, il rispetto dell’avversario, la sovranità del voto, la regola del fuorigioco o l’esistenza del codice penale, ma tanto il significato quanto l’applicazione di essi vengono rifiutati in blocco, a favore di più congeniali teorie del complotto e auguri di morte per arbitri, elettori, candidati vincenti o ospiti della Maratona Mentana, tutti egualmente colpevoli di vergognose congiure bolsceviche da sedare nel sangue. Naturalmente – su eventuali imbeccate di Massimo Boldi o altri intellettuali equivalenti – i nobili principi democratici e l’inconsistenza delle scuse degli sconfitti verranno sventolati dal soggetto in caso di vittoria.




Capitolo 4: Ballare sui cadaveri
Come avrete già notato nelle illustrazioni precedenti, di fronte alla condizione di pesantemente trombato, la reazione del soggetto prende quasi immediatamente la dimensione del livore senza limiti, della vendetta e sostanzialmente di tutti quei comportamenti che un bambino non nutrito con l’amianto capisce intorno ai 4 anni non vadano bene, nemmeno quando un compagno di classe all’asilo prende il suo pennarello preferito. Il S.T. invece, mancante del senso della misura dai tempi traumatici del righello in spiaggia, non si fa problemi a vomitare concetti che Goebbels si sarebbe vergognato di insegnare ai propri figli.
Nel caso specifico – lo rivedrete in questo studio più spesso di quanto in una nazione civile basterebbe a riportare le ghigliottine in piazza – ritrovandosi trombato in una regione che ancora si lecca le ferite di un’alluvione devastante, il S.T. sublima la batosta provando piacere nel ballare virtualmente sui cadaveri di cittadini colpevoli di non aver votato il proprio schieramento, e augurando ciò che neppure Zequila oserebbe augurare a Adriano Pappalardo che tira di nuovo in ballo sua madre.


Capitolo 5: Comandare e governare
Altra caratteristica principale del S.T. è la concezione distorta del ruolo delle istituzioni. Il soggetto ha una concezione di stampo mafioso dello Stato, secondo la quale le critiche all’operato dell’amministrazione diventano eversione da sciogliere (possibilmente nell’acido) e chi è stato eletto non ha il compito di governare, bensì la facoltà di comandare. Tale atteggiamento è più che evidente ogni volta che ai Sovranisti Digitali viene chiesto conto delle proprie responsabilità, venendo trascinati in un turbinio di scuse puerili, teorie del complotto, chiodi che bloccano la rete ferroviaria, magistrati cattivi che turbano il brunch ministeriale applicando il diritto internazionale, e cani con la tessera del PD che mangiano i compiti facendo fallire il grande piano conservatore.
Se per la specie generica si può ancora parlare di semplice incompetenza malcelata, è di fronte alla sconfitta alle urne – e perciò nelle reazioni del S.T. – che dalla pozzanghera dell’inettitudine svetta la concezione mafiosa: l’unica dimensione che il soggetto sa dare alle elezioni è quella del voto di scambio, e in virtù di essa reagisce sguaiatamente a un risultato sfavorevole – senza distinzione di sorta, dal semplice cittadino militante fino alla presidente del consiglio – sbraitando “e allora arrangiatevi”, “non ci avete votato, non chiedeteci più nulla”, “non vi meritate niente” e altre frasi diplomatiche imparate guardando Bandecchi che si rade la testa col bordo dei barattoli di sugo.




Capitolo 6: Perso? Noi non abbiamo perso
Altro riflesso fondamentale del S.T. di fronte ai numeri, anche i più evidenti, è la totale negazione della sconfitta. Il soggetto rifiuta la propria condizione di trombato più di quanto Pillon rifiuti i segnali che il suo corpo gli manda quando passa Brad Pitt in TV, ed è quindi costretto a rincorrere qualsiasi dato o statistica che somigli a un successo. Nella sua ricerca spasmodica, il soggetto non fa distinzione di sorta, e potrebbe glorificare un grande successo a Castel NegroniSbagliato, paese di 143 anime nella provincia di Scabbia Inferiore, ed esultare come nemmeno Tardelli quella volta là.
Quandanche la situazione dei seggi non permettesse di esultare per vittorie nelle comunità montane senza elettricità, il S.T. corre a sfogliare l’album dei ricordi e a giurare che non c’è nessuna sconfitta, figuriamoci. Abbiamo perso la battaglia ma stiamo vincendo la guerra. Comunque abbiamo ancora più regioni di voi e la mia collezione dei Mighty Max è più completa della tua. E poi lo dicono anche gli esperti a cui abbiamo rapito il cane: se osserviamo i risultati dalla prospettiva del balcone di mio suocero, illuminandoli con lampade UV dopo averli bagnati col luminol, è evidente che questo voto sia un successo. Non si poteva fare di più, si sa che da quelle parti i bambini sovranisti vengono mangiati dai nipoti di Peppone, e i magistrati fingono di non vedere.



Capitolo 7: Gerarchia
I toni esasperati e il vocabolario ridotto che il S.T. utilizza nelle sue interazioni è sostanzialmente condiviso, in maniera trasversale, con ogni esemplare della specie. Nonostante ciò, e in parte per motivi di ereditarietà biologica dal Sovranista Digitale, le medesime espressioni codificate che la specie utilizza assumono una valenza diversa, all’interno della comunità, a seconda di chi le pronuncia. Se in linea di massima vige la regola aurea di sostenere sempre i propri simili e attaccare con la bava alla bocca i commenti critici, l’urgenza e la dedizione con cui la falange si chiude, nonché la popolazione della falange stessa, rispondono ai bisogni di una precisa struttura gerarchica, della quale lo studio ha evidenziato una classificazione per macrocategorie, di seguito descritte partendo dalla base della piramide.
- Troll: il grado più basso della scala gerarchica, spesso riservato a nuove reclute in prova o veterani che hanno familiarizzato con l’eroina negli anni ’80. Il compito del troll è meramente esecutivo: non deve abbozzare nessun tipo di iniziativa o ragionamento, ma intervenire in più discussioni possibili, senza una logica, con commenti basici, suoni gutturali e gif di cattivo gusto, per fare media e tenere il livello del dibattito social al di sotto della fossa biologica.



- Miliziano semplice: analogamente al troll, ma con licenza di usare le preposizioni articolate, funge da ulteriore intasatore di scarichi. Il suo ruolo e la confidenza col pollice opponibile gli consentono però di scegliere le discussioni in cui intervenire, e ha facoltà di usare un ristretto campo di argomentazioni; non gli è comunque consentito usare frasi proprie, ma soltanto ripetere slogan coniati dai superiori; se il Troll è uno spandiletame in avaria, il Miliziano Semplice è il battitore della mietitrebbia: può rimestare liberamente nel già detto, ma rimanendo su un preciso binario.


- Screenshoter: livello base degli argomentatori, nonché primo dei ruoli qualificati, poiché prevede la capacità tecnica di produrre screenshot in autonomia, o almeno quella di allegare un’immagine dalla galleria senza chiedere aiuto al nipote seienne o telefonare all’assistenza clienti del Telepass. I suoi interventi nelle discussioni puntano tutto sul cosiddetto “effetto et voilà”, secondo il quale qualsiasi tesi può essere smontata con la foto di un articolo sul significato nascosto del cappello dei puffi, o un dato elettorale a caso di trentadue che lui ce n’ha.


- Analista esordiente: può vantare licenza elementare non contraffatta e governa con naturalezza il modo indicativo di quasi tutti i verbi regolari. Forte di cotanta preparazione scolastica e dell’attestato di fiducia dei propri simili, nonché dell’imbattibilità sui brani di Povia al karaoke, rappresenta lo strato esterno della falange macedone; il suo scopo è prendere l’avversario per sfinimento, o comunque indebolirne la pazienza prima che il rivestimento ceda. Può lanciarsi in discorsi propri, ma senza mancare piccoli riferimenti a concetti già espressi dai più alti in grado o da eventuali santoni indiani della Magliana.




- Intellettuale: detiene la quasi totalità del know-how della specie, lo diffonde in frasi minime per armare la fanteria e parla fluentemente il klingon, purché le frasi siano composte di sole preposizioni e bestemmie. Rappresenta il cuore della retroguardia e ha piena facoltà di argomentazione, pur limitandosi a scrivere tweet propri con l’enfasi di Confucio, lasciando le discussioni alla bassa manovalanza; spesso ha una discreta visibilità e scrive articoli per quotidiani di dubbio valore. Gode della totale ammirazione di tutti i sottoposti, nonché della fiducia quasi evangelica dei suoi superiori, i quali non mancano di citare i suoi aforismi per darsi un tono alle braciolate di gruppo, facendo schiattare di invidia Vannacci e la sua nuova barzelletta su Nietzsche che dice “negro”.


- Parlamentare Idiota: malgrado il nome, non è una carica elettiva, o perlomeno non lo è nelle logiche della specie. Non è necessario avere un percorso riconosciuto all’interno della comunità dei S.T. per raggiungere il grado più alto della gerarchia, ma è sufficiente trovarsi nella posizione di percepire uno stipendio parlamentare, far parte dello schieramento sovranista e infangare il proprio cognome ogni volta che si apre bocca. Avendo barattato la capacità di discernimento con una bottiglia di latte di suocera, l’intera popolazione della specie sentirà l’impulso a sostenere e difendere strenuamente qualsiasi dichiarazione fatta dal vertice della piramide, foss’anche una frase in cui si augurano nuovi disastri agli elettori di una regione alluvionata – da un anno e mezzo in attesa di ricevere gli aiuti promessi e mai erogati dalla maggioranza di governo di cui si fa parte – colpevoli di aver osato esprimere il loro voto democratico; foss’anche il racchiudere, nella propria tracotanza e incapacità di ammettere una sconfitta pesantissima e più che giustificata, tutto ciò che un rappresentante delle istituzioni dovrebbe vergognarsi di essere.


Capitolo 8: Il Parlamentare Intelligente
La gerarchia appena descritta dovrebbe teoricamente mostrare un ulteriore livello, verosimilmente il più alto in grado, e cioè il Parlamentare Intelligente. Va detto che, se si parla della specie generica e non della sottospecie oggi in esame, è presente materiale – perlopiù d’archivio, ma egualmente prezioso – che testimonia l’esistenza di individui giunti al vertice gerarchico con tali caratteristiche da meritare la denominazione. Per il caso in questione, invece, il Parlamentare Intelligente rappresenta qualcosa di astratto, a metà tra una creatura mitologica e il gatto di Schrödinger.
È sensato presuppore che, se esiste un Parlamentare Idiota, possa esistere, in via squisitamente teorica, un suo omologo sprovvisto di idiozia, e che tale omologo stia giustamente ad un livello più alto. Allo stesso modo, per esigenze narrative, è lecito immaginare che esista un luminoso contraltare alle estreme brutture comportamentali, etiche, civili e cerebrali che il S.T. ha fin qui rappresentato. Ma, ahimé, la teoria arriva dove la pratica spesso non è destinata a giungere, e la logica inchioda le ipotesi ad una semplice quanto inappuntabile realtà: un ipotetico Parlamentare Intelligente, in quanto tale, non scadrebbe mai in bassezze come quelle finora mostrate, escludendo perciò l’esemplare dalla specie; così, in senso inverso, il prendere parte a un tale teatro di squallore culturale e umano – dimostrando di rispondere ai tratti del S.T. – varrebbe di per sé come negazione in termini di qualsivoglia intelligenza attribuita.
In sostanza, il punto più alto che questa specie può esprimere, per definizione, sono idioti nelle istituzioni.



Capitolo 9: Considerazioni finali
Come si può chiaramente evincere dai pochi aspetti analizzati fin qui, il Sovranista Trombato è una delle specie più inopportune e fastidiose che si possano incrociare; una specie che nel prossimo futuro sarà sempre più presente, a causa tanto delle caratteristiche proprie quanto delle condizioni favorevoli offerte dal clima esasperato dei social, nonché da algoritmi gestiti da gente che fa colazione con la ketamina.
È d’obbligo ricordare, come già analizzato, che il Sovranista Trombato vive e prospera unicamente nell’habitat della rete; nella vita reale (sempre che ne abbia una) il soggetto difficilmente supera la soglia “habituè del bar di paese con tatuaggi che non capisce”. Incrociarlo di persona o averci a che fare su Twitter sono esperienze enormemente differenti: lo stesso soggetto tutto slogan e sterminio degli infedeli nel mondo virtuale, con la bacheca intasata di croci uncinate e meme di Russell Crowe, vedendovi entrare al bar è probabile vi saluti cordialmente e si metta a parlare dell’Inter.
Ciò non significa che le idee ributtanti che esprime senza filtri siano da considerare meno gravi – tanto più se il Sovranista Trombato in questione è la figlia di un generale ucciso dalla mafia che siede in Parlamento con la mentalità di Riina – ma serve a chiarire ancora una volta quanto conoscere la fauna social sia importante per non confonderla con quella reale. Perciò, in conclusione, il consiglio per chiunque si trovasse nella situazione di discutere sui social con un Sovranista Trombato è di tenere sempre a mente l’irrealtà del luogo virtuale; le frasi orripilanti che capiterà di leggere nascono e muoiono lì, in un posto che non esiste. Insomma, insultateli e sfotteteli a profusione (sarebbe un peccato sprecare tutte quelle ottime occasioni) ma non fatevi ingannare dai toni disumani. Finché restano su Twitter non sono più pericolosi di un quattrenne che ha appena imparato le parolacce.
Come promesso, l’analisi di oggi è volutamente più breve del solito, ma il grande genere dei Sovranisti e le specie ad esso ascritte sono un bacino di materiale che merita ulteriori e più scrupolosi studi; insomma, non finisce qui. Le Fenomenologie Illustrate torneranno prossimamente con una nuova specie e un approfondimento più completo. Vi ricordo che chiunque volesse segnalare nuove specie virtuali di interesse satirico-scientifico, proporre una propria fenomenologia o augurarmi l’acqua in casa può scrivermi ai contatti nella pagina dedicata.
Alla prossima, e state lontani dalla galera






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