
Dopo l’inascoltato grido d’aiuto della scorsa settimana, prosegue imperterrito il vuoto tombale di spunti satirici validi offerto dai nostri governanti. Centinaia, migliaia di scandali da un quarto d’ora e boutade ridicole senza capo né coda, dichiarazioni e smentite, fughe dalla responsabilità ormai diventate repertorio classico e sbiaditi tentativi di avanspettacolo. Così un’altra settimana è passata saltando tra pali, frasche e scuse puerili sempre più elementari, ignobilmente dannose per chi vorrebbe andare oltre il battutismo a 280 caratteri e restituire dignità al mestiere del buffone.
Con la speranza dell’utopista di sinistra, mi ero affacciato alla nuova settimana confidando in un moto d’orgoglio, nel guizzo improvviso di una classe politica su cui è quasi inutile fare battute, figuriamoci redigere venti cartelle di complesse iperboli; ci ho creduto veramente al ritorno della grande satira mordente che castiga i potenti, salvo poi ritrovarmi di nuovo tormentato dai fantasmi delle mie colpe negli anni del berlusconismo guascone, a maledire me stesso e a inorridire, di fronte ai personaggi dalla profondità di una pozzanghera nel Sahara che l’attualità ci propone.
Come promesso, quindi, rieccomi qui a fare l’unica cosa che un satiro logorroico può fare di fronte a una tale riduzione ai minimi termini di qualsiasi questione. Quello che vi propongo è un nuovo collage, una nuova rassegna stanca (e bestemmiante) delle gloriose imprese portate a termine negli ultimi sette giorni dagli impavidi membri di questo governo e in generale della destra che possiamo permetterci. La rassegna sarà incentrata di nuovo sul solo schieramento che fa capo alla Meloni, dato che la sinistra – parlandone da viva – è impantanata su se stessa ormai in maniera irreversibile.
In attesa che una secchiata d’acqua risvegli il sol dell’avvenire, voglio denunciare ancora una volta il vilipendio alla satira prolissa con una breve selezione di notizie della settimana, con annesso spunto ironico tristemente esaustivo di esse.
La stazione di Roma Termini si spegne e i treni vanno completamente in tilt. Ore di disagi e cancellazioni, durante i quali Salvini si occupa prima di tutto di postare sui social gli auguri per la festa dei nonni. Poi, una volta smarcati gli impegni prioritari si getta a capofitto sulla questione, mettendoci la faccia e assumendosi le proprie responsabilità: prende la parola e incolpa un operaio non identificato di una ditta in subappalto, che pare abbia piantato un chiodo su dei cavi elettrici, causando un caos tale che l’effetto farfalla verrà da oggi denominato “Effetto chiodo”. Non vedo l’ora di andare al cinema per vedere Ashton Kutcher interpretare la testa del chiodo. Se la credibilissima teoria sul traffico ferroviario nazionale che dipende da una sola canalina a vista vi sembra ridicola, comunque, sappiate che la prima versione era “un cane pechinese ha mangiato le rotaie”.
La Russa va alla presentazione del nuovo libro di Bocchino, “Perché l’Italia è di destra”, e suggerisce al ministro dell’istruzione di inserirlo tra i libri di testo nelle scuole “contro le bugie che la sinistra racconta ai bambini”. Ad esempio quella dell’istruzione come strumento per formare cittadini consapevoli e non servi indottrinati; insegnamento che deve infastidire parecchio il presidente del Senato, tanto propositivo nel far leggere Bocchino ai bambini, quanto schizofrenico se un preside osa mandare una lettera ai propri studenti dopo un pestaggio di matrice neofascista avvenuto a pochi passi dalla sua scuola.
Poste Italiane ha emesso, nel totale giubilo della maggioranza, un francobollo commemorativo di Berlusconi. Il francobollo – emesso nel giorno del suo compleanno – era disponibile in 350.000 copie (1.500 per il fisco) e costava 1,25 €, ma leccarlo è un extra a pagamento. Uso i verbi al passato perché pare che i francobolli siano andati subito a ruba, perciò se ora ne volete uno per la vostra collezione dovrete accaparrarvelo nelle aste online, vincerlo ai dadi nei peggiori bar di Caracas, oppure staccarne nottetempo uno dei mille rimasti attaccati alla lingua di Tajani.
Archiviato il grande successo della gestione dei guasti ferroviari, Salvini parla dell’ormai mitologico ponte sullo stretto e, a chi faceva notare che il progetto prevede di far poggiare i piloni su una faglia sismica, il prode ministro risponde prontamente: in base agli studi, se dovesse malauguratamente capitare un forte terremoto a Messina come quello del 1908, il ponte sarebbe l’unica struttura a rimanere in piedi. Inoltre, con i cittadini sommersi dalle macerie delle altre strutture crollate, il traffico sarebbe scorrevolissimo.
Giorgetti annuncia che la prossima manovra economica “chiederà sacrifici a tutti”. Il che è strano, dati i quotidiani annunci di entusiasmanti risultati, grossi investimenti in Italia da quando c’era LVI c’è Giorgia, economia florida, occupazione alle stelle, crescita maggiore degli altri paesi, salami appesi agli alberi e champagne dai rubinetti. Il fatto, poi, che il povero Giorgetti sia l’unico lì in mezzo a conoscere i segreti del pallottoliere, ha destato malumori da parte di tutti i suoi compagni di squadra, i quali hanno subito smentito e ora lo stanno aspettando sotto casa con del cloroformio e alcuni arnesi medievali presi dall’armadietto di Pillon.
Non solo le Poste; anche Portofino commemora il miglior capocomico degli ultimi 150 anni, annunciando che intitolerà una via a Silvio Berlusconi. Non si conosce ancora la data dell’inaugurazione, ma per onorare al meglio tanto la carriera quanto le origini politiche dell’ex primo ministro, la pavimentazione sarà realizzata in pelo pubico femminile e monetine recuperate dall’Hotel Rafael.
Lollobrigida presiede il G7 dell’agricoltura sfoggiando camicia bianca, pantaloncini militari e sneakers tricolori. Io vorrei tanto dilungarmi in discorsi sul decoro istituzionale e rivangare i tempi di Moro in giacca e cravatta sulla spiaggia, ma sento che questo è il momento di stare vicino al povero ex-cognato d’Italia, piantato in asso da Arianna e costretto, come ogni italico maschio sovranista, a fare i conti con l’angosciante mondo delle lavatrici senza venirne a capo. Lollo, sappi che mentre tutti ti abbandonano nel momento del bisogno io sono qui, disposto a insegnarti il candeggio e l’antica arte di stendere bene per non stirare. O quantomeno a prestarti una tuta acetata. Chiamami.
Processi vari: la denuncia ai danni di Pozzolo per lo sparo di capodanno – proprio ora che le complicatissime immagini erano vicine alla svolta – è stata ritirata dopo un accordo tra le parti, e così anche la querela di Meloni nei confronti di Luciano Canfora, per la quale stava iniziando l’iter processuale, mentre Santanchè diserta l’udienza preliminare per il falso in bilancio di Visibilia. Più che una destra dai solidi principi, sembrano una gang di truffatori dello specchietto: prima ti propongono una cifra per accordarsi in privato, se non accetti e vuoi far decidere ai carabinieri ritirano tutto all’ultimo momento, e se i carabinieri li chiami comunque, allora scappano.
Alessandro Giuli, dopo aver deciso da meno di 20 giorni di riprendere la laurea in filosofia, ha già dato l’ultimo esame: l’orale si è tenuto in aula blindata “per evitare contestazioni” e il ministro ha preso 30. All’uscita lo stesso Giuli ha espresso grande soddisfazione e un po’ di rammarico per la mancata lode, sulla quale comunque il presidente della commissione d’esame sarà ora interrogato da alcuni energumeni con cui è stato visto uscire a braccetto dall’aula.
Chiudiamo la rassegna stanca di questa settimana con l’aumento delle accise sul diesel. D’altra parte Meloni e Salvini per anni ci hanno raccontato di quanto indegne e ingiuste fossero le accise, di quanto fosse una truffa che avrebbero contrastato con forza e eliminato appena saliti al governo; ora sono passati ormai due anni da quando governano, e finalmente ci hanno spiegato che il problema delle accise mica era che pesano enormemente sul costo del carburante, macché, era che quelle sul gasolio non fossero “allineate” a quelle sulla benzina. Stupidi noi a non capirlo.
Vi saluto e vi do appuntamento a sabato prossimo per la prossima rassegna stanca. Ora scusate, devo andare a strozzare dei pulcini per sfogare la logorrea satirica repressa.






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