Rap-pappero

I TG olandesi, i cantanti senza lessico e la salvezza nelle pause del Maestro Manzi

In Olanda, da circa due settimane, è partita un’iniziativa che solo un paese del nord Europa potrebbe partorire. Sulla TV pubblica, in parallelo al normale TG, sta andando in onda un telegiornale “in linguaggio semplice”: racconta meno notizie del TG classico, più lentamente e usando un lessico elementare, per venire incontro alle esigenze di chi ha problemi di apprendimento o difficoltà con la lingua olandese. Un’iniziativa lodevole presentata come strumento utile alle esigenze di una società che cambia, e non sarò certo io a fare il menagramo rivendicando che da noi, molto prima che in Olanda, migliaia di menti lacunose si sono convinte di essere informate sul mondo grazie a gente come Sallusti e Belpietro, e ai loro quotidiani “in linguaggio semplice”, con i risultati che tutti conosciamo.

L’iniziativa della TV pubblica olandese è in realtà l’applicazione a mezzo televisivo di un esperimento nato qualche anno fa su YouTube, e io vorrei tanto spiegarvi quanto ciò dimostri l’abissale distanza tra l’internet che tenete in tasca a portata di pollice e la TV che doveva essere morta già da 20 anni mentre invece sta ancora lì, ma di quanto sia importante a livello formativo l’assenza della funzione “avanti veloce” ce ne occupiamo un’altra volta. Del TG olandese per menomati – di questo si tratta, smettetela di usare l’immigrazione come scusa e prendete un vocabolario invece di offendervi conto terzi – sono venuto a conoscenza ieri, mentre qui da noi teneva banco già da qualche ora un’analoga (seppur più grave) questione di lacune linguistiche, bassa scolarizzazione e disagio sociale ignorato dalle istituzioni: il dissing tra Fedez e Tony Effe.

Ora, io non ho nulla contro i dissing, ho molti amici che fanno i dissing, ricordo di aver visto a Superquark che molte altre specie animali praticano i dissing, e credo che chi è nato con l’inclinazione per i dissing debba avere gli stessi diritti che lo stato garantisce a chi bisticcia senza bisogno di termini presi da lingue inferiori; il problema però è un altro, ed è molto più urgente di tutte le questioni di principio finto-progressiste e inutilmente moraliste che finiranno negli editoriali di Gramellini. Qui non si tratta del machismo di due uomini che si “insultano” rinfacciandosi presunte scopate fatte con le fidanzate/ex-mogli/mamme dell’avversario, e nemmeno della necessità di “lasciar fuori i bambini” dalle liti tra adulti (sempre che prima si trovino gli adulti); non è importante quanti asterischi consumerà la filiera dei bip nei vaffanculo per riportare i virgolettati in prima pagina; qui ormai la situazione è grave e ci sono soltanto due cose da fare: riesumare il Maestro Manzi e abolire la proprietà privata.

Lo so che vi sembrano due cose slegate, ma da giorni i giornali e i social si occupano di un’accozzaglia di versi sghembi e senza rime di due trentenni che se fossero poveri non convincerebbero neppure il più disperato dei produttori ad affittare un garage per incidere quella roba, ma sono pieni di soldi e si producono da soli, spendendo il PIL della Val D’Aosta per farsi le pernacchie a vicenda in mondovisione, e se ciò non è una dimostrazione del fallimento del sistema capitalistico non so cos’altro possa esserlo. Marxismo a parte, la scarsa dialettica sta devastando questo paese più di quanto abbiano fatto i toscani, e da molto prima delle scaramucce di due tamarri intenti a misurarselo col righello di Instagram.

C’è un problema di proprietà di linguaggio che mi fa quasi soprassedere sulla voragine tecnica e autoriale evidente a chiunque abbia mai ascoltato non dico Eminem o Biggy, ma almeno mezza strofa di CapaRezza o Frankie Hi-NRG – o De Gregori, o Masini, ma pure Iva Zanicchi – di fronte a Cip e Ciop che si insultano con versi di altissima caratura letteraria quali “non si lascia una mamma sola/sei proprio una brutta persona” o “non ti funziona il cazzo senza Viagra/come l’autotune alla serata”, per non parlare del rapper che fa i dissing e poi si offende perché “i bambini non si toccano, ti mancano i valori”. I tatuaggi sul collo e i valori tradizionali; Drugo, ci ho ripensato, rivoglio la dottrina nazional-socialista e pure i punk coi trasferelli a Sanremo.

Abbiamo un problema di lessico e sintassi, dicevo, che va ben oltre l’abisso di talento per cui Gino Paoli può essere uno stronzo pieno di sé ma Tony Effe non potrà mai essere Gino Paoli, e io vorrei tanto prendermela coi social, col ministero dell’istruzione, i cartoni animati disegnati male e tutto il resto, ma la realtà è che tutto ciò sta succedendo per colpa nostra, del nostro lassismo (qui è quando vi ricordate Fedez preso per il culo pure da Capezzone), della pigrizia con cui accettiamo passivamente obbrobri lessicali e quintali di modi di dire tradotti a cazzo dall’inglese, di fronte ai quali i militanti di Forza Nuova dovrebbero venire a casa mia a prendere appunti di conservatorismo e intolleranza.

Ci ho pensato leggendo il post con cui ieri Fedez scriveva l’ultimo (è una speranza, non una constatazione) capitolo della lite per il ciuccio e preannunciava un nuovo pezzo “dedicato” alla Ferragni (qui stesso discorso di Gino Paoli, ma con Shakira). Il post recita “Allucinazione collettiva, fuori stasera all’una di notte” e, tralasciando l’errore da terza elementare di scrivere “stasera” e “notte” nella stessa frase per indicare la stessa cosa, tralasciando pure la malattia mentale che porta a pubblicazioni discografiche in orari in cui la gente perbene dorme o muore oppure fa l’amore, o tutt’al più guarda Marzullo, la cosa grave qui è un’altra, e mica è colpa di Fedez.

Ho cercato inutilmente per ore di rintracciare nei miei ricordi l’istante in cui abbiamo deciso tutti insieme di cedere senza lottare all’espressione “Fuori [ora/domani/stasera/in contemporanea a Marzullo]”. Fuori da dove? Da cosa? Quand’è che ci siamo arresi a ‘sta cosa? Chi è il primo che ha avuto l’idea? È lo stesso che ha inventato gli applausi ai funerali? Quali sevizie aveva subito dalla maestra di inglese alle elementari? È ancora a piede libero? Ma soprattutto: dove cazzo sono i fascisti e il pugno di ferro delle istituzioni quando servono?

Ok, forse è successo durante una partita della Lazio ed erano tutti impegnati, ma le altre domande restano valide per questa e altre migliaia di espressioni ridicole a cui ci siamo assuefatti senza percepirne la pericolosità. Ogni “Ho fatto una live” a cui facciamo spallucce, ogni uso impunito del verbo “triggerare”, ogni “pet food” nelle pubblicità di un’azienda della provincia di Cuneo, ogni “ho una call oggi pomeriggio” sentito in ufficio è un passo in più verso l’abisso. Per cavalcare i bisticci senza rima di quei due, perfino Selvaggia Lucarelli ha scritto quattro barre stamattina, lo capite quanto è grave? Di questo passo arriveremo in fretta ai dissing olfattivi, e sospetto che Jake La Furia si stia allenando da anni in tal senso. Potrebbe essere la fine del mondo come lo conosciamo.

Non c’è più tempo, dobbiamo intervenire, capite bene che ne va della nostra sopravvivenza, e se l’idea del TG olandese faceva sorridere all’inizio di questo pezzo, adesso sta prendendo le sembianza dell’unica ancora di salvezza. Siamo nella nuova frontiera dell’analfabetismo, e ci siamo dentro tutti. Quando gli editorialisti si occupano dei bisticci dei rapper, quando per via della rima “suicidio-fastidio” su Twitter si sprecano paragoni allarmati tra Fedez e Tenco invece di sottolineare che sia praticamente l’unica rima azzeccata di un testo da adolescente capriccioso, allora non si tratta più di riformare la scuola. Si tratta di tornarci, a scuola. Tutti. Alla TV, come quando del nostro analfabetismo eravamo consci invece che fieri. Niente Youtube, niente Netflix, niente on-demand, niente “avanti veloce”.

A reti unificate, su TV tutte uguali (mica vi sarete dimenticati l’abolizione della proprietà privata, vero?) col Maestro Manzi che scrive una lettera alla volta, ricapitola i suoni, dice “pensate voi stessi a una parola con questo suono” e poi lascia una manciata di secondi di pausa. Secondi che vi sembreranno interminabili, e forse ci faranno sentire idioti, ma che – tenetelo bene a mente – sono l’unico argine rimasto tra la civiltà e un futuro di telegiornali olandesi e fagiolate di Jake La Furia. Poi un giorno, dopo trenta o quarant’anni, arriverà un altro De Gregori a occupare quei quattro quarti con “Tu sei da tutte le parti/io sempre da una parte sola/E non ho consigli da darti/la tua politica ha fatto scuola/Ciambellano del nulla/Avanzo di segreteria”. E penseremo a Fedez e Tony Effe, e potremo dire che non era troppo tardi.


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