
Da quando Liam e Noel hanno fatto pace – eufemismo per “non si minacciano di morte da quasi 48 ore” – l’internet è letteralmente impazzito (e io con lui) in modi che, quando tutto questo sarà finito, le fan di Taylor Swift accampate fuori da San Siro con 15 giorni d’anticipo potrebbero usare per sfottere la mia generazione – ma pure un paio di quelle prima – in eterno.
Fortunatamente non succederà, dato che le swifties (Dio mio, l’ho scritto davvero) sfruttano il bisogno di adolescenza dei quarantenni per farsi comprare dai genitori biglietti di parterre a prezzi inspiegabili; mai si giocherebbero la sicurezza di questo gettito sproporzionato per il piacere di un po’ di sano sarcasmo. E chiamale sceme. Comunque, parlavamo della reunion degli Oasis: l’internet è impazzito, e più lo osservavo contorcersi più registravo dicotomie, schieramenti opposti, rivendicazioni ventennali in contrasto, bisticci tra chi era meglio di chi. Qualsiasi opinione e il suo esatto contrario, con lo stesso tono e le stesse ragioni, tanto da farmi annuire costantemente all’ultima che avevo letto.
Bianco e nero. Luce e ombra. Beatles e Rolling Stones. Duran e Spandau. Totti e Del Piero. Leibniz e CiccioGamer (questa ve la spiego un’altra volta). Insomma, decine di spunti bifronte e nessuna idea su come render loro giustizia, quando all’improvviso mi sono ricordato di come Luttazzi ci ha preso in giro per anni di una battuta nel finale di American History X che recitava all’incirca: «C’è sempre qualcuno che ha detto una cosa nei migliore dei modi, perciò se non riesci a fare di meglio, ruba da lui e farai la tua figura».
Tutto mi è stato chiaro: basta prendere il più celebre monologo sulle dicotomie di Louis C.K. e ritoccarlo (gli avvocati di Luttazzi direbbero “inserirlo in una nuova unità emotiva”) quel tanto che basta perché “Of course…But maybe” diventi un “Definitely…But maybe” di Gallagheriana memoria, e quindi…
Definitely ci sono cose più importanti che accadono nel mondo, tra guerre quasi mondiali, crisi economica, aspiranti balilla, complotti arbitrali a danno del Napoli e inquietanti carbonare vegane. Definitely, again, la reunion di un gruppo musicale raccontata col giubilo dell’approvazione di una legge sul salario minimo a 60 euro l’ora è un insulto alle priorità di questo paese martoriato dai fascisti. But maybe se pensi di “fare la tua parte” spolliciando in mutande dal divano, indignandoti con i cancelletti per i morti a Gaza, firmando petizioni online dal water e annunciando urbi et orbi che non comprerai più il burro all’Esselunga per mandare un messaggio forte e chiaro alle multinazionali che fanno lavorare i bambini congolesi a mani nude nelle miniere di litio, allora il tempo che l’eccitazione per gli Oasis sottrae alla rivoluzione proletaria è l’ultima cosa di cui dovresti preoccuparti.
Definitely erano meglio i Blur e voi lo avete sempre saputo; più cervellotici, senza la convinzione di essere i nuovi Beatles, più complessati, depressi, enigmatici, insomma: più alternativi. But maybe se ci tieni tanto, a distanza di 30 anni, a ribadire il tuo posizionamento adolescenziale riguardo al rock alternativo – definizione talmente vuota che a confronto “indie” pare il risultato di uno studio semiotico – forse dovresti staccare dal muro della cameretta il poster di Damon Albarn e del suo sex appeal da bel tenebroso, che in fin dei conti – a 15 anni comprensibilmente, a 45 meno – è l’unica ragione per cui hai sempre glissato volutamente sul fatto che “Song 2” facesse da colonna sonora al videogioco di calcio più commerciale e inflazionato del secolo.
Definitely (per quelli che neanche i Blur) c’erano gli Suede, e voi e voi soltanto eravate così intelligenti e preparati in materia, così dediti alla sacralità della musica da riconoscere l’enorme valore – ignorato dalle ovine masse plebee, altrimenti che siamo intelligenti a fare se non per snobbare gli stupidi? – di quella terza via del brit pop destinata alla gloria eterna delle retrospettive. But maybe Alta Fedeltà dovreste provare a rileggerlo (voi l’avete letto, mica avete guardato il film con John Cusack, figuriamoci) soffermandovi sul patetismo pretenzioso del personaggio di Rob Gordon invece di annotare sul pallottoliere tutti i “ce l’ho” in corrispondenza dei dischi o degli artisti citati da Nick Hornby per vincere la gara a chi ha visto meno figa alle superiori.
Definitely alla quindicina di concerti annunciati dai fratelli di Manchester ci andranno un sacco di pischelli che (orrore!) hanno scoperto Wonderwall l’altroieri da Youtube, conoscono i Gallagher solo per i meme e si appropriano indebitamente dei nostri riferimenti culturali insozzandoli con il materialismo. But maybe 17 anni fa eravamo noi a strizzarci le mutande per la reunion temporanea dei Led Zeppelin, a dirci disposti a fare mutui o vendere un rene per accaparrarci un biglietto per Wembley, e in seguito – non essendo riusciti nell’impresa – a consolarci andando al cinema per vedere la registrazione del concerto, con tanto di gente in piedi in sala a cantare, sventolare accendini e scattare foto allo schermo da pubblicare sui social per dire “io c’ero”. E tanti saluti a quella “lady who’s sure all that glitters is gold”.
Definitely la reunion di due fratelli che si odiano dai tempi del biberon è una mera operazione commerciale senz’anima, ché le carriere soliste rendono sempre meno e a un certo punto i soldi per la droga finiscono (adoro sapervi preoccupati per un Liam Gallagher costretto a vendere fiammiferi porta a porta coi vestiti sdruciti per comprarsi la bamba) e insomma, i milioni di euro, che volgarità. But maybe sarebbe ora di lasciare l’immagine della musica incisa in nome del nobile fuoco dell’arte e mica per le royalties nel faldone “Cose di cui ti convinci perché a 20 anni le usavi per scopare” e venire a patti con la realtà: ogni reunion di ogni gruppo musicale avviene per soldi, che si tratti degli Oasis, dei Guns N’Roses, dei Take That o di quella volta che si mise fine alla cattività di Avignone per consentire al papato in formazione originale di tornare al numero 1 di Billboard.
Definitely questo pezzo è il travaso di bile gratuito di qualcuno che comunque sta già organizzando la trasferta per le date di Dublino, e che non ha nessuna intenzione di perdersi gli Oasis, anche se però i Blur, e i Suede, e pure io avrei fatto pace con mio cugino per 60 milioni di euro, e comunque preferivo la reunion dei R.E.M., e insomma ‘sti ragazzini cosa vogliono? Si ascoltino la trap e ci lascino riassaporare le nostre scopate da ventenni prima che la prossima scazzottata divida di nuovo lo stato pontificio. But maybe ci sono situazioni in cui la coerenza è sopravvalutata – anche Louis C.K. lo sosterrebbe, se non avesse le mani occupate e un po’ appiccicose – e se non altro gli Oasis hanno il merito di avermi fatto scrivere il secondo pezzo della settimana parlando degli eccitanti fratelli d’Inghilterra e non delle deprimenti sorelle d’Italia.






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