Il mondo contromano

Il senso di marcia e il generale dalla parrucchiera

In una vecchissima barzelletta c’è un uomo che sta guidando, accende l’autoradio e sente l’allarme per un’auto che viaggia contromano in autostrada. Guarda di fronte a sé e urla sbigottito: “Una? Saranno centinaia!”. Ci ho pensato su e credo che sia ora di smetterla di prenderla per una barzelletta e iniziare a considerarla analisi sociologica di massa.

Sono andato sulla pagina Wikipedia di Roberto Vannacci, e l’incipit recita “Roberto Vannacci (La Spezia, 20 ottobre 1968) è un militare e scrittore italiano”. Il pezzo potrebbe finire qui e dire già tutto di internet, delle etichette, dell’editoria e di quanto ingiusto sia un universo in cui ai dinosauri è toccata la pioggia di meteoriti mentre la nostra specie respira ancora. Potrebbe, e invece voglio essere didascalico; magari finisco in classifica su Amazon.

Insomma, c’è questo generale pluridecorato della Folgore che dopo una vita passata in tuta mimetica a fare incursioni in zone a rischio, ha deciso di scrivere un libro in cui esterna le sue idee su tutto ciò che non va nel mondo. Stupore degli stupori: per uno cresciuto a sveglie col trombone e razioni K nel corpo più storicamente popolato da esaltati dell’intero esercito, i problemi dell’umanità sono l’omosessualità, l’ecologia, l’immigrazione, Greta Thunberg, Paola Egonu e Malgioglio. E chi se lo sarebbe mai aspettato?

Il libro viene messo in vendita, qualcuno comincia a far notare che un militare di carriera che fa certe esternazioni, mostra certa intolleranza e rivendica il diritto ad odiare, forse, non è un gran biglietto da visita per le forze dell’ordine, si innesca la più prevedibile delle polemiche e i social fanno il resto. Il risultato, tra i bisticci politici, le supercazzole di Crosetto e le solite curve da stadio è che per una settimana si parla del libro di Vannacci e quello finisce primo nelle classifiche di vendita, alimentando nuove polemiche ancora meno interessanti.

Ora, io ‘sto famigerato libro non l’ho letto e non lo leggerò perché, per usare un modo di dire delle mie parti, non servono molte fette per capire che è polenta. In questi giorni sono usciti quintali di estratti del suddetto libro e tanto basta. Non l’ho letto e non mi piace, direbbe Moravia. Non mi interessa leggerlo per la stessa ragione per cui quelli che sono corsi a comprarlo vi diranno di essere interessati: so già cosa dice.

Non serve essere Nostradamus per saperlo, basta non essere Gasparri. Sappiamo tutti cosa dice il libro di un militare che sostiene che “gli italiani sono bianchi da 8000 anni”. Sappiamo tutti quale sia la tesi di chi rivendica il diritto a odiare. Sappiamo tutti cosa aspettarci da uno che dichiara di essere letteralmente “erede di Giulio Cesare” prima di dire che l’omosessualità non sarà mai normale, con buona pace delle notorie abitudini del suo supposto antenato. Sappiamo tutti a quale passato si rifaccia uno che parla di famiglia tradizionale minacciata dalla dittatura della ricchioneria. Lo so io, lo sapete voi, lo sanno quelli che lo attaccano e lo sanno quelli che lo applaudono. Il resto è intrattenimento.

È intrattenimento vedere Porro urlare a una censura inesistente, ed è intrattenimento vedere i suoi fan bramare un riassunto per non sforzarsi di leggere quell’oggetto che hanno comprato nonostante questa terribile dittatura; è intrattenimento vedere lo scoramento dei giusti nel vedere che per un paio di giorni Vannacci ha scavalcato la Murgia, come se la Murgia non fosse in classifica perché è morta e la gente sta accorrendo a comprarne una reliquia; è intrattenimento vedere i video di Salvini che fa il finto tonto e dice “comprerò il libro perché prima di giudicare bisogna leggere”; è intrattenimento il balletto delle dichiarazioni sulla destituzione del generale, confermata e smentita da così tanti personaggi diversi che più che un provvedimento disciplinare pare una gang bang; è tutto intrattenimento, ed è per questo che ricorda una barzelletta.

Tolte le polemiche noiose, e assodato che la letteratura non è in pericolo per qualche migliaio di invasati che compra un libro dimenticabile, quel che resta dello scandalo della settimana sono le sparate di un uomo la cui visione del mondo è né più né meno quella di una vecchia signora dalla parrucchiera che sfoglia riviste di un’epoca che le sfugge e sospira “signora mia, è il mondo alla rovescia, non si capisce più niente”.

Certo, c’è una componente razzista; certo, c’è del negazionismo; certo, ci sono dei pregiudizi; certo, non c’è un riferimento storico che abbia senso. Certo, il libro di Vannacci è zeppo di tutte queste cose, ma alla fine tutto si riduce ai prevedibili borbottii di quello che gli inglesi chiamerebbero “old fart”, vecchio scoreggione. Non è cattivo, è solo un vecchio che non capisce un mondo che cambia e cerca colpevoli in chiunque altro, e quando accende l’autoradio, su quella dannata macchina in autostrada, sarà sempre convinto di essere sul giusto senso di marcia, e che sia il mondo a essere contromano.


4 risposte a “Il mondo contromano”

  1. Avatar Chissà cosa voleva dire – Plautocrazia

    […] vi sembrano frasi uscite dal libro di Vannacci pentitevi, maschilisti retrogradi che non siete […]

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  2. Avatar Bot Hanna – Plautocrazia

    […] con tutte le scarpe, non mi soffermerò sui lineamenti orientali di tutte queste Hanna che in barba alle teorie di Vannacci fanno colpo sul maschio italico, né tantomeno metterò becco sulle prevedibili filippiche riguardo […]

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  3. Avatar Qualcuno era ignavo – Plautocrazia

    […] si stava peggio, che la tecnologia è il male, che è colpa della lobby ricchiona e tutti gli altri pensieri profondissimi che può partorire un generale della folgore; sono qui per dare sostegno alla categoria più bistrattata, insultata e discriminata […]

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  4. Avatar The Intruder – Plautocrazia

    […] io non ho nessuna intenzione di leggere questo famigerato secondo libro come non ne avevo per il primo, e sono sicuro come lo ero allora che non ci sia ‘sto granché di misterioso o imprevedibile […]

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