
“E’ stato grazie al progresso che il contenibile ‘stolto’ dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è in primo luogo brutalmente numerica; ma una società civile ch’egli si compiace di definire ‘molto complessa’ gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumerevoli poltrone, sedie, sgabelli, telefoni. Gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per ‘realizzarsi’. Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre ‘un altro’); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, ‘inferiore’, anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso.”
Se state annuendo e pensando che queste poche righe sintetizzino alla perfezione ciò che accade oggi su internet e non solo, dovete sapere due cose: la prima è che non c’è di mezzo né Umberto Eco né tantomeno la sua frase sulle legioni di imbecilli da social – abusata sui social da altrettante legioni che vi invidio la capacità di distinguere dalle altre – e la seconda è che quelle parole hanno quasi 40 anni e si riferivano a ben altri contesti che con oggi non hanno nulla da spartire, se non l’inossidabile presenza del cretino.
Ogni epoca ha il suo cretino ideale, e quello su cui elzeviravano Fruttero e Lucentini nei primi anni ’80 era il prototipo del cretino politico, certamente diverso dal cretino da social di oggi, ma a tutti gli effetti ugualmente pericoloso, seppur forse in maniera più diretta. In quegli anni l’Italia si leccava le ferite degli anni di piombo, ed è lampante la pericolosità di un cretino che giustifica, sostiene o addirittura compie attentati e atti di terrorismo. Oggi (per fortuna) in strada ci si spara in faccia molto meno, e forse di questo dovremmo anche un po’ ringraziare i social che ci hanno impigrito, ma si è fatto largo il nuovo modello di cretino: il cretino 4.0, che mostra la propria natura ostentando dichiarazioni sui social o tacendo tombalmente quando l’intelligenza imporrebbe di parlare.
Ci ho pensato in questi giorni, a quel capolavoro che è “La prevalenza del cretino”, di fronte a due notizie che vi riporto: Claudio Lippi ha dichiarato che stando in tv con tutti quei gay gli è venuta l’orticaria, mentre Elliot Page ha detto che è ora di smetterla con tutti questi etero nel cinema, e basta con l’egemonia di destra sui media.
Oppure era il contrario? No, aspetta, era Lippi che ha detto basta etero ed egemonia di destra, e Page che diceva che tutti quei gay gli hanno causato l’orticaria.
No, Lippi ha detto basta gay, mentre Page ha detto basta egemonia di sinistra e che gli è venuta l’orticaria per colpa dei trans con cui lavorava.
No, Claudio Lippi ha detto basta gay e egemonia di sinistra, mentre Elliot Page ha detto che gli è venuta l’orticaria a stare in mezzo agli etero.
Quali sono quelle giuste? Maledetta sia la mia poca memoria per le stronzate.
Ho chiesto al mio primo cretino di riferimento e mi ha confermato che le uniche vere sono le ultime due. Sempre lui mi ha anche spiegato che le parole di Lippi sono scandalose, non degne di un personaggio pubblico che lavora in Rai, e nemmeno degne di una persona che vive nel ventunesimo secolo; mi ha spiegato che la Rai ha fatto bene a dissociarsi pubblicamente e a silurarlo, perché se non ci liberiamo di questi omofobi e fascisti quando si palesano allora continueranno a sentirsi giustificati nel dire queste cose orribili e antistoriche. Infine mi ha raccontato quanto si fosse emozionato nel leggere l’autobiografia di Elliot Page, e quanto struggente sia il racconto di lui che – ancora intrappolato in un corpo biologicamente femminile – doveva recitare in Inception e si sentiva fuori posto circondato da maschi cis durante le riprese, e tutto ciò lo faceva soffrire a tal punto e lo poneva in uno stato d’ansia tale che ha avuto eruzioni cutanee su tutto il corpo per settimane, poverino.
Il mio cretino di riferimento numero due mi ha confermato che la notizia di Lippi è vera, mentre non sapeva nulla di quella di Elliot Page perché non è mai finita in trend topic, ma comunque gli fa schifo e in qualche modo è colpa del PD. Inoltre mi ha detto che insomma, Lippi ha detto soltanto ciò che pensa moltissima gente, ha fatto bene e sì, magari sono dichiarazioni omofobe e retrograde, ma questa narrazione ricchiona ha rotto e bisognerebbe finirla con il politicamente corretto, non si può più dire nulla e se ci provi ti silurano mentre Fazio è stato lì per anni perché piaceva ai comunisti, oltre a tutta un’altra serie di opinioni profondissime che sinceramente non ricordo per un riflesso antroposofico condizionato.
Ora, sarebbe facile far notare che se le notizie fossero state mescolate come negli esempi di poco fa, entrambi i miei cretini di riferimento avrebbero espresso le medesime opinioni cambiando tutt’al più nomi e colpevoli da crocifiggere; sarebbe facile sottolineare che un Lippi omofobo non è più scandaloso di un Elliot allergico agli etero, ma fa semplicemente più visualizzazioni perché quelle che chiamiamo “questioni di civiltà” sono in realtà delle maglie che indossiamo come tifosi in curva per insultare gli avversari a prescindere; sarebbe facile dire che montare discorsi sui massimi sistemi basandosi sulle parole di uno che nella sua massima espressione si faceva rincorrere dal cangurotto a Buona Domenica o sulle orticarie di uno il cui primo ruolo di successo è stato una donna incinta senza l’ilarità di Schwarzenegger è attività nobile progressista tanto quanto interrogarsi per settimane sulla coerenza narrativa dei film Marvel.
Io invece non lo farò – l’ho appena fatto, ma il mio cretino di riferimento numero tre mi ha spiegato che se prima elenchi concetti semplici sottolineandone la semplicità, poi quello che esprimerai tu suonerà molto più intelligente – e voglio invece lodare l’opera del cretino. Anzi, voglio andare oltre, tentare l’iperbole definitiva e dire una verità scomoda: il cretino è l’emblema di ciò che la società potrebbe essere se ci sforzassimo, è l’essenza dell’evoluzione civile, è l’obiettivo a cui dovremmo puntare per fare un deciso passo avanti.
Non prendetemi per pazzo, lo dicevano già Fruttero e Lucentini: sconfiggerlo è impossibile e odiarlo è inutile. L’unica cosa che possiamo fare di fronte al cretino è accettarlo così com’è, osservarlo con un distacco non spocchioso, studiarlo sapendo che qualcuno sta studiando noi per la stessa ragione, e soprattutto ammettere che il cretino è un vincente, per quanto ci affanniamo a dire che sta dove sta perché ha avuto condizioni favorevoli. Le condizioni favorevoli le ha sfruttate perché è quello che fanno i vincenti mentre gli altri danno la colpa a Moggi. Intanto che noi ci spertichiamo in diatribe filosofiche sul perché un certo tipo di cretino sia più cretino di un altro, il cretino generico impera e dimostra che il persistere delle ingiustizie sociali è colpa sua nella stessa misura in cui il loro abbattimento e le conseguenti vittorie del progresso sono un suo merito: è grazie alla forza brutalmente numerica che si vincono i referendum; è la forza brutalmente numerica che permette di approvare leggi di civiltà; è con la forza brutalmente numerica che è stata presa la Bastiglia.
Il cretino è come il porno: un’avanguardia civile in cui c’è posto per tutti e che per questo è attaccata da bigotti di ogni sorta, i quali poi le fanno visita nel buio delle loro stanzette; l’unica che sia riuscita in ciò di cui i sedicenti progressisti cianciano: essere tutti uguali nelle diversità. Perché sotto la cupola del cretino quelle categorie in cui ci ostiniamo a incastonarci si intersecano, si sovrappongono, si riproducono dando vita a una visione cretina, certo, ma davvero fluida; è una potenza che sposa tutte le evoluzioni senza paura, che finanzia il progresso tecnologico, un pilastro senza il cui sostegno la rete globale crollerebbe in una settimana, e con lei la nostra illusione che le nostre siano certo più nobili delle orticarie degli altri.
Il cretino è il salto evolutivo che non compiremo mai, perché siamo cretini. Ascolta un cretino.






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