Il polemista ostinato

Fenomenologie illustrate della fauna social – Episodio 1

Inauguro oggi una rubrica, se così la vogliamo chiamare, dedicata alle fenomenologie da fauna social. Una sorta di corso di sopravvivenza al minestrone di umanità disagiata in cui potreste incappare se avete il pessimo vizio, come ce l’ho io, di scrivere pensieri, opinioni o battute sui social.

Non vuole essere una guida definitiva, ma una raccolta illustrata di esperienze più o meno dirette con esemplari di varia natura, nella speranza che ipotetici prossimi incontri con gli appartenenti alle specie che andrò ad analizzare non vi colgano alla sprovvista e vi garantiscano, se non una pacifica convivenza, quantomeno delle sane risate. Per il primo episodio penso sia giusto affrontare una delle specie più diffuse. Bando alle ciance, cominciamo.

Premessa

Il polemista ostinato (nome scientifico: pertinax disputator) è una creatura fastidiosa ma all’atto pratico sostanzialmente innocua, come Sgarbi o Gabriele Paolini.

Nei prossimi capitoli vedremo come riconoscerlo e come affrontarlo, ma è importante ricordare sempre che durante una discussione il Polemista Ostinato varierà il proprio atteggiamento più volte, spesso in maniera scomposta, nel tentativo di divincolarsi da un ginepraio che lui stesso si creerà.

Può sembrare divertente, e lo è in effetti. Nonostante ciò, l’esposizione prolungata alla sua schizofrenia dialettica potrebbe causare disorientamento ai meno esperti. Si consiglia quindi l’avvicendamento cauto.

Capitolo 1: Caratteristiche fondamentali.

Il polemista ostinato (che per brevità da qui in avanti chiameremo P.O.) nutre un frustrato disprezzo per un argomento ma, a differenza del polemista semplice – che affronteremo in un altro episodio – non si limita a sfogarlo nel contesto delle discussioni in merito e si aggira per i social alla ricerca di occasioni, spesso disperate, per alimentare la sua personale crociata.

Nell’esempio illustrato, l’argomento odiato dal P.O. è il calcio.

Capitolo 2: Come riconoscerlo.

Il P.O. si presenta come un normale utente social, ma tende a decontestualizzare da subito ciò che legge, perciò spesso si palesa sotto tweet ironici dei quali non solo non coglie (ahimè) l’umorismo, ma del cui contenuto sceglie solo le parole utili per scagliare l’attacco all’oggetto della sua battaglia.

Capitolo 3: Requisiti.

Per affrontare correttamente un P.O. è essenziale essere padroni dell’argomento, sicuri delle proprie fonti ed essere abbastanza lucidi da non cedere alle divagazioni e le provocazioni mal calibrate che il soggetto certamente userà nel corso della discussione. Se mancate anche di uno solo dei suddetti elementi desistete immediatamente, le conseguenze potrebbero essere terribili.

Capitolo 4: L’approccio.

L’approccio del P.O. è caratterizzato da toni assolutisti, velate accuse e un’evidente discordanza con il contesto del tweet originale, sia per ciò che riguarda il tema che per i toni. In questo senso è facilmente verificabile come il soggetto si infili spesso in contesti umoristici e leggeri appesantendo l’aria senza motivo come il Papa che si intromette in una barzelletta sconcia.

Non è raro nel suo primo approccio leggere parole come “sempre” o “solo” ed è immancabile il richiamo a nobili questioni di principio.

Capitolo 5: Discuti responsabilmente.

È importante sapere che una discussione con il P.O. può durare ore, durante le quali capiterà di rispondere a frasi assurde, negazioni della logica e allusioni varie. Potreste dover ribadire più volte concetti semplicissimi che il soggetto continuerà a rifiutare, e ciò metterà a dura prova la vostra resistenza.

Come in Jumanji, non cominciate se non intendete finire.

Capitolo 6: La replica.

Una volta deciso di imbarcarsi nell’avventura, è essenziale che la prima risposta funzioni come un muro pallavolistico: solida, sfacciata e ben posizionata sull’argomento della discussione. Non sentitevi in dovere di abbassare i toni: come nella pallavolo, più forte è la schiacciata e più forte deve essere il muro.

Una provocazione aggiuntiva nel finale può garantire un prosieguo hardcore consigliabile ai soli esperti.

Capitolo 7: Lo spaesamento.

Una risposta solidamente argomentata causa spaesamento nel P.O., che replicherà in maniera breve, a volte allusiva e spesso condita da un link – recuperato frettolosamente su Google e di cui il soggetto ha letto solo il titolo – che a suo dire smonterebbe la vostra replica. In questa fase si può già notare un primo timido tentativo di deviazione dal tema.

Nel caso qui illustrato il soggetto passa dall”iniziale “in nessun altro sport gli atleti rifiutano le medaglie” a “però dopo si è scusato”.

Capitolo 8: mantenere il punto.

Fin dalle prime battute, la strategia di difesa principale del P.O. si basa sulla continua deviazione dalla dichiarazione principale che gli viene criticata. È quindi essenziale rimarcare subito il punto centrale del discorso, ove possibile riportando lo screenshot della frase incriminata. Se quello che avete di fronte è un P.O. autentico, si terrà lontanissimo dall’ammettere di averla sparata grossa.

È consigliabile condire il finale con ironia a piacimento.

Capitolo 9: Point break.

Dopo un numero estremamente variabile di tentate deviazioni dal tema, il punto di rottura del P.O. si palesa con una risposta confusa e sgraziata, tipica della creatura messa alle strette che si difende come può. Non è raro notare allusioni sessuali in questa fase.

Capitolo 10: Il sarcasmo.

Superato il punto di rottura, il P.O. – senza più argomenti e in evidente stato confusionale – è particolarmente sensibile al sarcasmo. In questa fase sta a voi scegliere l’intensità di tale sarcasmo, che può influenzare la durata e i toni dei successivi botta e risposta.

Capitolo 11: La volpe e l’uva.

Se il sarcasmo è centrato, il P.O. accuserà il colpo e, non sapendo come replicare ma incapace di ammettere l’errore iniziale, reagirà come la volpe con l’uva. Verosimilmente alzerà ancora l’asticella della suscettibilità nella speranza di portarvi sul bisticcio infantile.

Capitolo 12: La dura realtà.

La proverbiale scarsa memoria del P.O. porta con sé la necessità di metterlo più volte di fronte alla realtà che seguiterà a negare. Come nelle fasi precedenti, la quantità di sarcasmo da usare è a vostra discrezione, dosatelo con consapevolezza e non fatevi male. Dopotutto lo state facendo per divertirvi.

Capitolo 13: Altri esempi.

Se avete mantenuto il punto del discorso finora, l’ultima strenua difesa del P.O. sarà chiedere altri esempi di ciò che lo smentisce: il soggetto, infatti, non solo incorre spessissimo nell’argumentum ad ignorantiam, ma va oltre sostenendo che una sola prova non sia sufficiente, nella speranza di poter dire “Visto professorone? È solo un caso isolato”.

Spoiler: non lo è.

Capitolo 14: L’umiliazione.

Alla scomposta richiesta di esempi, forniteli dettagliati quanto basta per mettere il P.O. nella condizione non solo di verificarli su Google, ma di poterlo fare molto rapidamente. Il P.O. infatti, per sua natura, non clicca mai su pagina 2 nelle sue ricerche.

Frecciata finale, come sempre, a vostra discrezione.

Capitolo 15: Il P.O. e la conoscenza.

Come già visto in precedenza, gli argomenti solidi mettono alle strette il P.O., che arrivati a questo punto oscillerà tra il “facile cercare su Google” e il “Comunque tu non mi insegni niente”. Analogamente al capitolo 7, potrebbe riportare incisi che non ha capito.

Capitolo 16: L’ancora di salvezza.

Arrivati a questo punto, la discussione sta verosimilmente durando da qualche ora. È consigliabile offrire un’ancora di salvezza al P.O. – utile a lui per limitare le figuracce e a voi per dedicarvi ad altro – ma non contate troppo sul fatto che la raccolga: il significato di “ammissione di colpa” è perlopiù ignoto al soggetto.

Capitolo 17: Lo sbrocco.

Smentito su tutti i fronti e rimasto senza piani B, non è raro che il P.O. tenti la strada dello sbrocco totale.
Potete apprezzare in figura quanto il lessico usato sia una riuscita metafora della capacità di ingrossamento delle vene del collo.

Capitolo 18: Infierire.

Come in qualsiasi situazione della vita reale, i nervi scoperti di un essere umano preso dallo sbrocco sono per il sarcasmo quello che uno schiaffo nell’interno gomito è per l’ago di una siringa.
Mirate la vena e colpite. Dopo 18 capitoli se lo merita.

Capitolo 19: L’umiltà.

In barba a realtà e senso della logica, il P.O. colpito nel vivo vi accuserà di non essere preparati sull’argomento, ma soprattutto di mancare di umiltà – o in rari casi di altri buoni sentimenti o virtù teologali – nel più classico tentativo di avvelenamento del pozzo.

Capitolo 20: Pubblico ludibrio.

Ricorrere ai buoni sentimenti è la più classica delle scappatoie degli scarsi argomentatori, e in svariati casi funziona, ma avendo un’idea distorta della realtà, il P.O. vi accuserà con protervia di una cattiva condotta di cui lui stesso è un palese rappresentante, prima fra tutte l’umiltà. Non vi resta che farglielo notare e sottolineare il pubblico ludibrio al quale si sta volontariamente offrendo da ore.

Da qui in avanti è tutta discesa.

Capitolo 21: Last dance.

Gli ultimi attacchi dell’immemore e ormai stremato P.O. verteranno su una combinazione dei capitoli 7 e 9, è essenziale mantenere la barra dritta, replicare sul tema e chiudere lo scambio con una sintesi di tutta la discussione, per poi affondare il colpo.

Capitolo 22: Un finale epico.

Il P.O. ama annunciare in pompa magna la sua uscita di scena spesso con doppi tweet e quasi sempre con accuse puerili che iniziano con le parole “Sai come si chiamano quelli come te?”.

Siate buoni con lui, regalategli un commiato epico.

Capitolo 23: Considerazioni finali.

L’esempio illustrato finora è un esempio riguardante un argomento leggero e di vasta popolarità, ma non è raro incontrare esemplari di P.O. in ambiti molto più di nicchia, se non addirittura all’interno di contesti chiusi come gruppi di discussione tematici o simili. Sono ovunque ed escono dalle fottute pareti.

Essere spalleggiati da altri utenti nell’avvicendamento al P.O. può apparire come un vantaggio, ma non necessariamente si concretizza. È importante, nei casi di battuta di gruppo, che la linea principale sia condivisa e portata avanti da una sola persona, mentre i rinforzi si occupano di colpire ai lati senza spostare il terreno di scontro.

È d’obbligo infine ricordare che le discussioni con il Polemista Ostinato, per quanto articolate e spesso estenuanti, non portano nessun risultato se non la fuga del soggetto.
Sono, a ben vedere, dei tiri al piccione fini a sé stessi dei quali è meglio fare un uso controllato, per non diventare piccioni sotto tiro a propria volta. Incorrere nella disonestà intellettuale e diventare polemisti ostinati è molto più facile di quanto si creda: è sufficiente un piccolo cedimento emotivo per trascinare la discussione in lidi a cui non si è avvezzi e fare la fine del ratto.

Per questo l’ultima definitiva considerazione, valida tanto per il P.O. quanto per i suoi perculatori, è riassumibile nelle sempre valide parole di Nanni Moretti: “Non parlo di cose che non conosco!”

Le fenomenologie illustrate torneranno prossimamente con un nuovo soggetto.

A presto, e state lontani dalla galera.


Una replica a “Il polemista ostinato”

  1. Avatar F.I. 3 – Il Complottista Evangelico – Plautocrazia

    […] ritardo sulle previsioni, siamo giunti al terzo capitolo delle fenomenologie illustrate. Dopo il Polemista Ostinato e il Renziano Gaudente, oggi è la volta di una specie estremamente diffusa e pertinace, che […]

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